UN REDDITO
PER STUDIARE, AD ESEMPIO
Attività,
Studio, Lavoro: serve non separare, un approccio positivo e responsabile,
istituzionale
Per risolvere i problemi
dell’economia, del debito, del lavoro e della povertà occorre favorire la vita
attiva, l’impegno, l’autonomia e la mobilità sociale. Serve un approccio
positivo, dinamico, anticipatore e integrato. Leggo sul Corriere della sera del
28 cm che in Danimarca, dopo le scuole medie superiori, i giovani ricevono un
reddito dallo Stato per studiare (minimo se stanno in casa, 825 euro al mese se
autonomi). Così, s’impegnano in mille attività di scuola, lavoro e ricerca, e
l’immagine delle pubbliche Istituzioni è positiva.
“Lo scopo
fondamentale di questo schema di aiuti [uno stipendio per studiare] è
la mobilità sociale. Nessuno studente capace dev’essere costretto a rinunciare
agli studi perché non ha i mezzi. (David Elmegaard Jensen, funzionario
dell’Agenzia che eroga lo stipendio agli studenti).
L’Italia, invece, parte
dalla crescita: arricchirci, reggere il debito e tutelare il bisogno – fermo il
resto; cioè senza riforme, senza toccare niente e nessuno. Non funziona.
L’impostazione è sbagliata; nasconde la polvere, fa gioco di rimessa. Aspettare
poi il danno per tutelare e risarcire ha costi folli e alimenta la spirale
furberia, rancore, antistato.
1°. La crescita. Deve
essere armoniosa, quindi di qualità, se no ci annega. Richiede una fiscalità di
vantaggio (che è il rischio politico). Il punto è: valutare le possibilità
nelle loro promesse e nei loro pericoli (da trasformare in rischi, cioè azioni
misurate). Il 5G ad esempio: moltiplica per cento la velocità tecnica. È
sostenibile? Non perdiamo il controllo?
2°. La povertà e il lavoro
vanno affrontati alla danese. La Mobilità cambia tutto e sdrammatizza; riduce
il rancore, anticipa la precarietà e il bisogno. E costa la metà.
La situazione merita un
dibattito largo (europeo, aperto al mondo) con un preciso obiettivo: servono Istituzioni
nuove per
capire dove va la tecnica (con quali conseguenze, anche di
lungo termine) e Governare le libere attività d’intrapresa (prima dei
Cigni neri: i disastri);
fare Politiche attive
dei lavori, dipendenti e autonomi. Per promuoverli, non tutelarli: se
prima non attiva, non promuove, la tutela serve il tutelante!
Approccio istituzionale
significa continuità di riflessione, progettazione e azione convergente. Basta
iniziative saltuarie, emergenziali e scollegate (ogni interesse e specialismo
per sé, isolato, vociante e incomprensibile ai più). Istituzione è questo: fare
sistema e affermare la logica relazionale accanto a quella personale. È il
lascito della cultura europea: contemplazione e progetto, impegno personale e
relazione, correre e concorrere, libertà e giustizia, misura e armonia. Per un
discorso universale e credibile; per rimuovere gli ostacoli che discriminano e
seminano odio; per agire bene.
È cosa che richiede un
vasto impegno intellettuale e il recupero, ad esempio:
1. della manualità, il nostro punto di forza (Giulio
Giorello: la storia inizia dalle mani);
2. di una formazione aperta e continua (civica, a base
filosofico - umanistica) e
3. di una sicurezza intesa
come Safety: è la sicurezza che deriva non dalla riduzione dei rischi ma dalla
capacità di reggerli e correrli, dice Zygmunt Bauman. Le nostre leggi sulla
sicurezza – 81/08 – fanno quasi il contrario.
Le mani, la formazione
e la sicurezza come safety sono tre fondamentali.
Milano ha la responsabilità di esplorare
terreni nuovi (il dibattito che non c’è) e aprire sentieri laterali. Due
esempi: rilanciare la sua Agenzia Formazione, Orientamento e Lavoro (AFOL)
Metropolitana; riformare la PA locale (asciugare, fare efficienza ed efficacia;
ridurre i Municipi da 134 – uno ogni tre chilometri! – a 30). Qui balla un
raddoppio di ruolo della PA e un risparmio di un miliardo l’anno. Così, cresce
la fiducia e cala il debito.
Francesco Bizzotto
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