LA QUARTA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE È ALLE PORTE E PASSERÀ PER MILANO
Manca meno di un lustro alla prossima
rivoluzione industriale. La prima a metà del XVIII secolo riguardava lo
sviluppo tessile, metallurgico, del carbon fossile e l’energia a vapore. La
seconda a fine XIX secolo con petrolio, elettricità e motore a scoppio portò
poi alla fabbrica fordista e alla catena di montaggio. Negli anni ’70 del
secolo scorso vi fu la rivoluzione informatica (fonte Wikipedia). Per il 2020,
secondo i lavori del Worl Economic Forum di Davos, sarà la volta
dell’Information Technology.
Sarà una svolta epocale, gran parte
delle occupazioni, così come sono organizzate oggi scompariranno o si
modificheranno completamente, ci saranno risparmi economici legati alla
chiusura degli uffici tradizionali, in alcune imprese già si fanno contratti pilota
di telelavoro. Ad esempio, Barilla ha introdotto per i propri dipendenti la
possibilità di lavorare in modo flessibile, ovunque e in qualunque momento,
grazie a nuovi strumenti di comunicazione digitali e inedite metodologie. Un
successo per l’azienda e per le persone coinvolte, circa 1600, pari al 74% dei
dipendenti totali e in maggioranza donne.
Secondo la relazione del WEF si lavorerà
da casa o in centri di aggregazione autonomi, senza orario prestabilito, con
ampia flessibilità. Tutto bello, forse. Le innovazioni tecnologiche stanno già
rivoluzionando gli equilibri dell’economia. Persone che diventano “autisti”
utilizzando piattaforme come Uber senza passare per aziende che selezionano e
formano il personale, senza poter usufruire di servizi come assicurazione
medica e di disoccupazione – fenomeno particolarmente diffuso negli Stati
Uniti. Senza contare l’aspetto fiscale che rende difficile la tassazione nei
paesi nei quali opera.
Questione che riguarda tutte le aziende
globali che vendono beni o servizi attraverso il web. Un numero sempre più
grande di esseri umani possono essere facilmente sostituiti da una macchina nel
proprio posto di lavoro. Google è alla ricerca di un partner nell’industria
automobilistica per costruire la sua prima auto senza conducente, mentre Toyota
presenterà il suo modello iper-intelligente entro il 2020.
Milano sarà parte di questa rivoluzione,
però se non regolata avremo uffici vuoti, anche su strada, ad esempio le
agenzie di assicurazione, sostituite da call center delocalizzati in
Albania, come già succede. Molti locali uso ufficio avranno un crollo del loro
valore, in una città come Milano dove è diffusa anche la piccola proprietà
immobiliare non sarà un problema da poco, si cercherà di facilitare il cambio
d’uso o bisognerà ricorrere alla corruzione?
I negozi sfitti sono già un problema
adesso, non si può pensare di sostituirli tutti con street food, non
sempre piacevoli da avere sotto casa per orari e odori, oppure con centri
massaggi. Le persone avranno più tempo per il tempo libero, la famiglia, ma
come si potranno trasformare alcuni spazi in luoghi di associazione, con i
regolamenti AST (fu ASL) che non permettono neanche di aprire un asilo dove
serve.
Ci sarà più tempo anche per scambiare
oggetti, è una delle suggestioni approfondite a Davos, ma come si
regolamenteranno i mercatini tra privati senza che li gestisca il racket, come
si eviterà che, come succede adesso a prestigiose borse scambio, dei negozianti
si mascherino da collezionisti, magari attraverso un familiare prestanome, per
non pagare le tasse?
Una nota positiva: dovrebbe diminuire il
traffico veicolare. Problema che nessuna amministrazione è riuscita a
risolvere. Nel 2020, data della ”rivoluzione” programmata sarà ancora in carica
il sindaco eletto quest’anno. Sarà interessante sapere come vuole affrontarla.
Massimo Cingolani
6 aprile 2016