Riprendere il confronto con tutte le componenti aziendali
Costruire relazioni industriali da terzo milennio
per governare la ristrutturazione
Per l’impatto sociale ed economico il piano industriale della fusione Unipol - FonSai rappresenta senza dubbio la più impegnativa operazione del settore nei prossimi anni. I numeri lo evidenziano, il secondo gruppo assicurativo nazionale, il decimo in Europa: 14 milioni di clienti, 15 miliardi di raccolta premi, 11.000 dipendenti, 5.000 agenzie.
Non si può dimenticare che questa contrastata operazione si è resa necessaria per salvare dal baratro un gruppo oggetto di spoliazione da parte della precedente proprietà che ha causato danni “di importo ingentissimo,dell’ordine di centinaia di milioni”, come ha evidenziato la richiesta di azione contro i precedenti amministratori inviata a FonSai dal commissario ad acta proprio in questi giorni. Chiediamo che l’assemblea degli azionisti prevista per metà marzo agisca di conseguenza. Non è più tollerabile che chi ha causato il dissesto delle aziende possa impunemente godere rendite derivanti da stratosferiche liquidazioni elargite senza soluzione di continuità fino a pochi mesi orsono (e ancora in atto). Anche l'indagine in corso della magistratura chiama in causa pesantemente molti altri soggetti oltre la ex ISVAP e la CONSOB e dice dell’inderogabile necessità di razionalizzare e rendere più trasparenti le attività delle autorità di controllo. Né infine si può tralasciare il conflitto di interesse delle banche creditrici che per non perdere i loro soldi hanno ampliato il perimetro della fusione rendendola assai più complessa.
Come affermato pubblicamente anche dal management del nuovo gruppo è necessario che la ristrutturazione avvenga in un quadro di concertazione fra tutte le componenti aziendali; la fusione dovrà portare a una razionalizzazione organizzativa per rilanciare la finalità propria dell’azienda: essere parte decisiva del mercato, estendere le coperture dei rischi a salvaguardia e sostegno della ripresa economica, innovando prodotti e servizi per famiglie e imprese.
Aggiungiamo che se si è perso più di un anno a far quadrare gli interessi di Mediobanca con i capricci di una famiglia di redditieri si ha il dovere morale di non dedicare minor tempo e energie per attenuare le ricadute sociali del piano di ristrutturazione, che riguarda migliaia di famiglie di lavoratori dipendenti e di agenti.
La maggioranza azionaria del nuovo gruppo è in mano al mondo della cooperazione, i valori della tradizione sono richiamati dal management e dai sindacati aziendali; siamo certi che questa comune sensibilità dovrà incidere sulla qualità delle relazioni industriali con l’obiettivo di un maggior coinvolgimento di tutte le componenti aziendali, capace di gettare il seme per relazioni da terzo millennio, di riaprire il confronto, qui ed ora, sul tema della democrazia economica e della partecipazione dei lavoratori.
Riparta subito il confronto e si discuta a tutto campo con i tempi necessari a raggiungere la condivisione del piano fra tutte le componenti aziendali, unica garanzia per dare solidità alle scelte sul futuro.
Network Lombardo Assicuratori Democratici
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