mercoledì 18 novembre 2015

TRACCIAMENTI DEL JOBS ACT


CREDITI AL CONSUMO
Il Jobs Act non ha portato un solo posto di lavoro in più, tuonano le varie opposizioni: interne ed esterne. Probabilmente è anche vero, ma il mercato automobilistico in luglio, in particolare a Milano è aumentato del 14,54 % e a far volare questi incrementi è l’aumento di domanda dei privati principalmente giovani, cresciuta del 20%. Ma non solo, sono in aumento anche i consumi di materiale tecnologico come telefonini, computer e piccoli elettrodomestici. Secondo il Centro Studi di Confcommercio un trend di questo tipo potrebbe portare a un aumento del PIL al 2% alla fine del quarto trimestre dell’anno, dando una definitiva accelerazione alla crescita del paese.
Apparentemente questi due elementi del Jobs Act, aumento del mercato auto e dei consumi in generale sembrano non essere collegati, ma non è così. Il Jobs Act indica una riforma del diritto del lavoro in Italia, promossa e attuata in Italia dal governo Renzi, attraverso diversi provvedimenti legislativi varati tra il 2014 e il 2015. Il termine deriva dall’acronimo “Jumpstart Our Business Startups Act“, riferito a una legge statunitense, promulgata durante la presidenza di Barack Obama nel corso del 2012, a favore delle imprese di piccola entità. In Italia il termine è stato invece usato per definire un insieme di interventi normativi in tema di lavoro a carattere più generale.
Eccoli i primi effetti del Jobs Act. Secondo i dati sui rapporti di lavoro, tratti dal sistema informativo delle comunicazioni obbligatorie, lo scorso marzo ci sono stati circa 21mila contratti di lavoro in più rispetto alle attivazioni registrate nello stesso mese di un anno prima con un saldo positivo di ben 92 mila unità rispetto alle cessazioni. Significativo (+54mila) il balzo compiuto dai rapporti a tempo indeterminato, ora fortemente incentivati, e la cui quota sul totale sale così dal 17,5 al 25,3%. Mentre la quota dei contratti a tempo determinato cala dal 63,7 al 59,4%.
Significativo anche il dato delle trasformazioni della tipologia dei contratti, che segnala un miglioramento della qualità del lavoro: a marzo sono state infatti 40.034 le trasformazioni di rapporti di lavoro a tempo determinato in rapporti a tempo indeterminato contro le 22.116 nello stesso periodo del 2014.
La stabilizzazione dei contratti produce un effetto virtuoso: l’accesso al credito, un aspetto a lungo dibattuto, ma che aveva bisogno di una novità del genere per ripartire. Le auto e quasi tutti i beni sono venduti nel più del 70% dei casi attraverso sistemi di finanziamento. Con il consolidamento del contratto di lavoro, anche i giovani hanno potuto accedere alla rateizzazione , senza dover ricorrere alla garanzia di parenti o amici con buste paga a tempo indeterminato.
Secondo i dati forniti dagli operatori del settore l’aumento di mutui e prestiti e del 50% in più rispetto all’anno precedente e la tendenza è ancora in crescita. Infatti un finanziamento è in vigore mediamente 36 mesi, quanto la durata di un contratto a tutele crescenti e anche nel caso non fosse rinnovato, il trattamento di fine rapporto, cioè la liquidazione garantisce la rata finale. Questo dimostra che un mercato del lavoro più stabile e competitivo non può che rilanciare l’economia.
Storicamente la crisi dell’auto è sintomo di crisi generale e stagnazione, basti pensare che una delle prime operazioni della prima presidenza Obama fu quella di rilanciare l’auto, con il sostegno del governo federale all’operazione Fiat/Chrysler e non solo. Inoltre, secondo una previsione del “Salary budget planning study” di Towers Watson nei prossimi mesi i lavoratori del nostro paese beneficeranno di un aumento dei salari fermi al palo negli ultimi anni.
A partire dal 2016, i lavoratori potranno beneficiare di una crescita degli stipendi. La combinazione di un discreto aumento dei salari e un’inflazione vicina a livelli record negativi saranno un fattore determinante per i dipendenti italiani, i quali inizieranno a vedere un reale incremento del loro reddito dopo anni di crescita zero. La ricerca, condotta nel luglio 2015 con 8.000 questionari ricevuti da 110 aziende del settore privato, rivela che lo stipendio medio italiano è cresciuto del 2,5%: questo, unito alla bassa inflazione annuale del 0,4%, porterà a una crescita in termini reali delle paghe che non si registrava da molti anni.
Aumento dei salari e aumento dei consumi potranno generare una crescita generalizzata dell’economia, che non potrà che generare nuova occupazione. Analizzare il Jobs Act in questa prospettiva evidenzia che certe polemiche appaiono solo strumentali e contingenti, soprattutto quando a farle è chi sostiene di essere un riferimento per il mondo del lavoro.

Massimo Cingolani da Arcipelagomilano.org 17 novembre 2015

mercoledì 4 novembre 2015

L’INDICE DI RISCHIO PER LE CITTA’


I LLOYD'S DI LONDRA GUARDANO ALLA POLITICA MILANESE


Quali sono i veri rischi di Milano? Le criticità e le opportunità? Secondo i Lloyd's di Londra che hanno commissionato all'Università di Cambridge “Il City Risk Index”, in Italia sono a rischio 44 miliardi di dollari di PIL. L'analisi evidenzia l'impatto economico dei problemi che minacciano le città. Obiettivo della mappatura dei Lloyd's? Sviluppare un maggior confronto tra assicuratori, governi nazionali e locali, aziende per limitare le incognite del futuro e proteggere le infrastrutture. Il lavoro indica che i pericoli legati alle attività dell'uomo, quali attacchi informatici, terrorismo e fluttuazioni del prezzo del petrolio, costituiscono le minacce più significative rispetto alle tradizionali catastrofi naturali come inondazioni e terremoto.

La paura più importante per il PIL mondiale è il crollo dei mercati finanziari, basti pensare a: crisi greca, rallentamento dell’economia cinese, Volkswagen. Infatti tale criticità rappresenta un quarto dei potenziali danni descritti nello studio. Nel caso Italia il 70% delle perdite deriva da “rischi legati direttamente alle attività dell'uomo, quali il crollo dei mercati, shock petroliferi e cyber attack”.

Il report rileva che Milano insieme a Torino, Roma e Napoli, potrebbero produrre nel corso del prossimo decennio un PIL pari a 499 miliardi di dollari e il 9% sarebbe a rischio a causa dell'insieme delle minacce naturali derivanti dall'attività umana. Secondo il City Risk “la crisi dei mercati costituisce l’esposizione economica più significativa ponendo a rischio 12,02 miliardi di dollari di PIL, seguita dalla crisi del prezzo del greggio 9,68 miliardi di dollari, attività di hacker 6,49 miliardi, pandemia umana 3,87, e inondazioni 3,36.

A Milano, principale centro finanzia-rio italiano, i tre rischi legati al settore finanziario, crollo dei mercati, cri-si petrolifera e attacchi informatici, rappresentano circa tre quarti del PIL in pericolo. La quota del PIL to-tale critico a Milano, a causa di minacce legate all’uomo, è la quarta più alta a livello mondiale e riflette una tendenza comune a molte metropoli sviluppate. Ebbene, di questi potenziali rischi e di opportunità per evitarli, ben difficilmente si parlerà nella prossima campagna elettorale, perché semplicemente non sposta-no un voto.

Forse di quelli evidenziati, quelli che in una piccola quota potrebbero a-vere uno spazio sono le inondazioni in una parte di una zona di Milano, la 9, dove esiste il problema del Seveso, ma le scelte fatte e il buon la-voro del Consiglio di Zona e, non ultimo il sottovalutato lavoro di ana-lisi e proposte fatte dal Network Assicuratori PD, dovrebbero tampona-re eventuali attacchi.

Una pandemia o una crisi igienico sanitaria potrebbero incidere solo se speculatori politici professionisti, magari padani, cercassero un unto-re al quale addossare responsabilità, ma obiettivamente, a parte del possibile inquinamento a seguito dello smaltimento di rifiuti pericolosi in corsi d’acqua, non sembra un problema a breve termine.

Visto che l’obiettivo di tale ricerca è fare in modo che parte di questi rischi siano trasferiti nel settore assi-curativo, non sarebbe male che la politica facesse in modo che tali premi fossero intermediati sulla piazza di Milano. In questa città, tra chi produce occupazione in via di-retta e indiretta c’è anche l’inter-mediazione assicurativa, anche se al mondo politico milanese in maniera bipartisan, non interessa molto, probabilmente perché gli addetti a questo settore non esprimono un voto ben organizzato, a differenza di commercianti, taxisti, ecc.

La campagna elettorale si giocherà, forse, sul bilancio di Expo, ma molto più probabilmente su buche nelle strade, immigrazione e sicurezza reale o percepita, in particolare in certe zone. Un terreno sul quale il centrosinistra sarà sempre in difficoltà, come afferma Renzi “salviamo la vita ai migranti anche se costa voti”. Ogni formazione politica ha dei principi non negoziabili.

Il traffico, è un problema che i milanesi ancora subiscono e sentono ancora come di non semplice soluzione, a parte chi vive in centro. La chiusura del centro e la presenza di spazi commerciali aperti sempre e raggiungibili solo in auto ha trasferito il problema, compreso quello del-la qualità dell’aria nelle zone esterne.

I candidati alle primarie del PD hanno cominciato il loro giro partendo dalle periferie, sapendo che molto probabilmente lì si giocherà un bel pezzo delle sfida. Potrebbero anche cominciare a pensare come indirizzare e dove redistribuire una parte del PIL che si produrrà secondo le stime dei Lloyd's, possibilmente non tutto nell’Area C.

Massimo Cingolani

da Arcipelago Milano.org 29.x.2015