Christo, il lago e i rischi.
Il 18 giugno sul
lago di Iseo si è inaugurata un’opera d’arte, una installazione temporanea di
un artista americano (anzi lui e la moglie Jeanne-Claude) divenuto celebre per
una serie di interventi simili fin dalla fine degli anni ’60.
L’installazione
sarà una passerella di 3 km sull’acqua che collega Sulzano con Monte Isola e
l’isola di San Paolo percorsa da migliaia di persone.
La passerella
può accogliere fino a 17.000 persone contemporaneamente.
Il costo
dell’opera si aggira sui 15 milioni di euro e il costo sarà interamente coperto
dall’artista che conta di recuperare le spese con la vendita dei disegni e
delle opere. I visitatori non pagheranno alcun biglietto.
Questo modello
di business è già stato ampiamente testato e pertanto non è un rischio per
l’artista. Tutto il resto si.
Dal punto di
vista assicurativo quindi la business interruption dell’evento è estremamente
ridotta, anzi, paradossalmente, con condizioni climatiche avverse l’accesso al
pubblico sarà chiuso e pertanto i rischi potrebbero addirittura essere minori.
Se si vanno a
leggere le precauzioni e i sistemi di sicurezza adottati, si capisce che dietro
esiste una perfetta macchina della gestione del rischio.
E questo non
stupisce visto che la cultura assicurativa del paese di provenienza
dell’artista.
Sulla passerella
si cammina sono in centro: a 4 metri dal bordo.
La passerella è
accessibile 24h con illuminazione notturna.
Ci saranno
barche di appoggio ogni 15/20 metri.
120 guardiani
che si alterneranno su tre turni.
Non si potrà
accedere con biciclette, skateboard, pattini o simili.
Area navigabile
interdetta nelle vicinanze (e i guardiani H24 avranno il loro da fare).
Gli aspetti
assicurativi non sono pubblici ma scommetto che la copertura del rischio sarà
di
una compagnia straniera (sarei felice di essere smentito).
una compagnia straniera (sarei felice di essere smentito).
Qui, quello che
stupisce, è il perfetto connubio tra l’emozione che l’opera deve generare nel
visitatore, la gestione della sicurezza, la gestione finanziaria e, vorrei
aggiungere, gli aspetti assicurativi.
Visto
l’attenzione e il rigore dichiarati, mi aspetterei una copertura dei danni
all’opera, ai visitatori e ai beni paesaggistici a costi assolutamente
sostenibili.
Dietro ad una
opera così “eccezionale” (non inteso come giudizio personale ma come rarità)
credo che in Italia non si sia mai potuto realizzare proprio per la scarsa
cultura assicurativa.
Assicurare in
Italia vuol dire pagare una polizza. All’estero
assicurare vuol dire gestire i rischi.
Gli assicuratori
entrano a far parte del gruppo di progetto che realizza l’opera, offrono
suggerimenti e indicazioni anche in forma creativa (chi dice che gli
assicuratori non possono essere creativi?).
Questo deve fare
il vero assicuratore.
Il vero
assicuratore non vende polizze auto: quello lo fa il sito web basandosi su
tariffe create da un sistema informatico che si basa su dati storici.
Il vero
assicuratore applica metodo, esperienza, informazioni e tantissimo “buon senso”
assumendosi il rischio.
Il rischio nel
vendere polizze auto non esiste (esiste il rischio finanziario di non generare
abbastanza utile).
Il rischio
nell’assicurare l’opera di Christo è ben presente ma con un approccio di risk
management lo si può gestire.
Nell’immaginario
collettivo l’assicuratore in Italia non esiste, anche se esistono esperti
professionisti che svolgono questo affascinante mestiere, e la cultura
assicurativa continua però a risentirne.
Un vero
assicuratore consiglia come ridurre il costo della polizza, e il cliente
evoluto accetta i consigli anche a costo di assumere guardiani, aggiungere
barche, limitare il passaggio, evitare le ruote sui teli, il tutto però nel
rispetto di un modello di business che deve stare in piedi: l’artista riuscirà
a rientrare nei costi? ….magari si è assicurato.