Riprendendo la riflessione sui punti salienti per un possibile programma di governo che coinvolga il settore, proponiamo un tema non più eludibile dopo vent’anni di dibattiti e di passerelle istituzionali sui luoghi dei disastri, sempre più imbarazzanti. L’80% dei nostri comuni è a rischio idrogeologico, il 70% è in zona sismica. L’80% degli italiani è proprietario dell’abitazione in cui risiede. Lo Stato, per usare un eufemismo, scarseggia di mezzi e, ad ogni disastro da calamità naturale, deve inventarsi nuove tasse per reperire i soldi per far fronte a una ineluttabile quotidianità che si ostina a definire “emergenza”.
2.CATASTROFI NATURALI. Terremoti, alluvioni, inondazioni, frane, eruzioni vulcaniche, uragani: il Paese ha avuto 245 miliardi di danni, dal 1945. Ora, dar la colpa alla natura e al caso è ancora possibile? Fare solidarietà dopo le catastrofi è giusto. Deve cambiare il modo di farla. Dalla solidarietà semplice, che ripartisce risorse fiscali, è giusto passare a una solidarietà attiva, responsabile, partecipata, su misura del rischio corso. Spesso le regole di prevenzione e protezione degli assicuratori sono divenute standard accettati (ad esempio nel trasporto marittimo e di valori). Auspichiamo che accada, oltre che per le perforazioni oceaniche, anche per le Catastrofi naturali.
Quante L’Aquila, quante Emilia e basso mantovano sono necessarie perché il Governo prenda in mano la situazione e si pre-occupi dei propri cittadini?
Molti paesi europei si sono già attrezzati: anche la Turchia ha sviluppato un sistema di tutela del territorio che coinvolge il mondo assicurativo.
Ci sono vari studi (Guy Carpenter, ANIA, ANRA) che hanno già individuato i pro e i contro dei modelli francese, inglese, spagnolo, ungherese, rumeno, turco.
Manca solo la scelta politica di volersi attivare per definire e portare avanti un progetto importante che abbia come obiettivo la tutela dei cittadini, del patrimonio edilizio e del territorio sia dal punto di vista della gestione dei danni che degli investimenti per la prevenzione.
Il tempo è maturo per un indirizzo nazionale che apra a progetti regionali in cui pubblico e privato collaborino, riservando alla tutela pubblica la parte che eccede la capacità di copertura da parte del settore privato.
È un obiettivo ambizioso?
Proponiamo che la Lombardia faccia un test in questo ambito. Tre gli obiettivi strategici del test:
* La definizione di forme assicurative obbligatorie (anche solo per le nuove costruzioni e solo per le polizze legate ai mutui);
* la costituzione di un fondo (con parte delle tasse delle nuove polizze) per invertire il trend del degrado e avviare progetti di Prevenzione dei danni e di Protezione dei beni e delle persone. Esempio: il 50% delle scuole è senza criteri antisismici? Se ne valuti il rischio e si inizi da qui;
* la definizione di procedure di perizia dei danni (a L'Aquila hanno ridotto le richieste del 20%).
Chiediamo a Parlamento, Governo e Regioni : fate qualcosa, ma fatelo subito, date ai cittadini un segnale, il silenzio su questo tema oggi è politicamente e moralmente colpevole!