lunedì 28 aprile 2025

CACCIARI, «AI» E LA SINISTRA

Messaggio per la sinistra milanese dispersa e disperata

Serve amore per la Concorrenza, per il Rischio. Perché «la libertà viene prima» (Bruno Trentin)

Massimo Cacciari sostiene (sulle orme di Leibniz, dice) che l'Intelligenza artificiale ci libererà da ogni lavoro ripetitivo, calcolante. Potremo dedicarci al lavoro creativo, in base alle aspirazioni personali. Ci libereremo dal lavoro comandato. E qual è il problema?

Bisognerà che ci occupiamo dei disoccupati (poco creativi); che li aiutiamo a non disperarsi. Non si potrà solo assisterli. È questione di formazione, cultura e reddito garantito. Come si risolve il problema?

Per lui – come per Piketty e un po' tutta la vecchia sinistra – scienza e politica si devono alleare per imporre all'economia la re-distribuzione delle enormi risorse create dal digitale, dalla Intelligenza artificiale.

Non sarà facile, confessa Cacciari, che dispera e si lascia sfuggire: servirà una Politica forte, che decida, anche in modo poco democratico.

Qui tocchiamo il limite (pericoloso) della sinistra tradizionale, quella che ovunque arretra, prende sberle e non cambia, non discute. E, ovvio, lascia spazio ai Trump, agli Orbán, alla AfD, alla imprendibile, fantasiosa e pericolosa (smisurata, egocentrica) destra che cresce e attacca il libero mercato e la globalizzazione regolata. È follia irrazionale, suicida. Un vento di guerra.

E qual è il limite di questa sinistra? Il centralismo: una visione messianica del proprio ruolo che consiste nell'emancipare, liberare, "dare" ai ceti umili, sfruttati. Significa: la Politica in alto e gli umili in basso; la Politica (supponente) interviene e distribuisce. Cosa? Risorse, benessere, strumenti di cura (istruzione, formazione, salute). Non solo materiale. Anche spirituale. Agire "per", re-distribuire è il suo limite ed errore.

La vecchia (meritoria) sinistra è succube – ha detto un sottile intellettuale come Bruno Trentin, leader sindacale dello scorso '900, comunista critico e sofferente – della (presunta) logica "scientifica" del fare impresa, quella fordista e taylorista: al vertice il comando, alla base l'esecuzione razionalmente organizzata.

Così è fallita e affondata (con enormi sprechi e sofferenze) l'Unione sovietica. E tutto l'Est europeo ne porta segni tragici (Orbán, ad esempio). Ed è il rischio altissimo che corre la Cina se non s'inventa qualcosa. Crescere bene senza forme nuove di democrazia è impossibile.

Cosa occorre? Cambiare approccio. Qui, anziché distribuire, promuovere. Anziché proteggere e fare "per", ingaggiare e fare "con". Studiare, riscoprire l'insegnamento dei «Fabiani» inglesi, cari al mio amico Gianfranco Mastella, sindaco socialista di Paderno Dugnano. Riscoprire la lezione di Giacomo Matteotti, che Gramsci (anche lui sconfitto nel suo umanesimo) definiva ingenuo "pellegrino del nulla" perché aveva fiducia nel metodo democratico.

Occorre creare condizioni (sfide, Rischi) di crescita personale e relazionale, dai primi agli ultimi. I coraggiosi «riders», ad esempio: dare loro chance di crescita, non commiserazione e qualche euro. E i nostri figli e nipoti? Caricarli di preparazione e di sogni, di libertà e di Rischi. Questo occorre fare!

A Milano: fare – insieme – una potente Agenzia di Formazione, Orientamento e Lavoro per la mobilità e la libertà sia dei lavoratori sia delle imprese. Non strutture periferiche e inefficienti (morte) di assistenza imbellettata, camuffata. E nemmeno fare affari sul lavoro, sugli ultimi. Responsabilità? Il sindaco metropolitano, Assolombarda, la Cgil.

Passare da una concezione piramidale a una di Rete, dove ogni nodo è decisivo, con i suoi tratti di relazione. È l'anima della proposta di legge popolare sulla Partecipazione responsabile alla vita d'impresa (targata Cisl e prevista dalla Costituzione), che il governo Meloni ha tra le mani, con Confindustria e Cgil che frenano (c'è altro da fare). E con i media silenziosi (ben altro da dire...).

E chi invece è avanti in questa ricerca, nelle idee per fare Rete? La media e grande impresa Usa. Ce lo dimostrerà, appena passata la buriana di guerre, aggressioni, dazi e chiusure in cui siamo. Gli Usa sono ancora la frontiera.

Quali sono i valori chiave che orientano l'impresa Usa?

1° La Concorrenza (rileggiamo Georg Simmel);

2° il Rischio soggettivo - relazionale, sistemico e quantistico (una decisione consapevole: Bruno de Finetti);

3° la Rete delle diverse sensibilità e conoscenze per Innovare, cioè rischiare alla grande (come fare “Cyber-Safety”, direbbe Zygmunt Bauman).

La media e grande impresa Usa crede nella Concorrenza e ama il Rischio. Infatti, ritiene che il suo 1° Rischio (ricerca ERM – Protoviti) sia il competente in relazione, in Rete; la risorsa umana ingaggiata nell'impresa. Crede nell'impresa e nella Concorrenza, nell'uomo in relazione, competente e creativo; innovativo.

La sinistra [in Europa come negli Usa come in Cina] che non ripensa in positivo, che non ama, la Concorrenza e il Rischio (cioè la Libertà), è morta. Perché "la libertà viene prima" (Bruno Trentin).

Francesco Bizzotto


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