giovedì 22 settembre 2022

FARSI CARICO DEL FUTURO

PRIMA L’AMBIENTE

Abbiamo alle spalle mesi drammatici di siccità, lo scioglimento del ghiacciaio sulla Marmolada, il caldo opprimente. Da ultimo la catastrofica alluvione delle Marche.

I cambiamenti climatici esistono e sono ormai sotto agli occhi di tutti, non sono in discussione.

Sono un convinto sostenitore del PD e del lavoro che abbiamo fatto in questi anni sul tema dell’ambiente.
Sono molto orgoglioso di essere uno dei parlamentari che ha portato a inserire la difesa dell’ambiente nella Costituzione italiana. Questa cosa è passata inosservata ma è di grande importanza.
Sono orgoglioso di stare in un partito che nel suo programma mette la questione ambientale tra le tre priorità, insieme al lavoro e ai diritti, su cui costruire un’altra idea di Paese.

Il PD, quindi, è un partito che ha capito che la questione ambientale attraversa e deve attraversare tutte le politiche (la politica estera, il governo delle città, i comportamenti individuali).

Dobbiamo però discutere di come affrontiamo questa situazione.

Su questo la risposta non è scontata. La politica italiana, e non solo italiana, dà risposte diverse.

C’è una risposta politica e culturale che dice che, di fronte a quello che sta succedendo, il primo problema che ci si deve porre è quello di difendere lo status quo e difendere ciò che esiste.
C’è poi la nostra idea che, invece, dice che dobbiamo cambiare, costruire in modo nuovo e secondo approcci nuovi e farci carico del futuro.
Non è una novità che c’è una destra che cerca di lucrare sul presente e preferisce dire alle persone che il problema è riscaldare quest’inverso e non importa cosa accadrà tra vent’anni e chi, invece, come pensiamo di fare noi, si preoccupa al futuro.
Credo che questa sia la motivazione più evidente di uno scontro tra posizioni diverse, su cui si cerca di far finta di niente ma c’è.
Quando parliamo, ad esempio, della necessità di rispettare i principi che l’Europa si è data per arrivare ad una transizione che porti nel 2035 a smettere di produrre auto con combustibili fossili, noi consideriamo giusto questo mentre altri ritengono che non lo sia perché costringe a cambiare il modo di produrre e di costruire.
Qui, dunque, c’è una differenza fondamentale, così c’è come rispetto a come si affronta l’emergenza bollette.
È evidente che di fronte alla crisi energetica abbiamo bisogno di pensare al gas come combustibile per gestire una transizione. Il problema, però, oltre a gestire la transizione, è quello di capire dove si intende andare.
Noi continuiamo a pensare che gli obiettivi che ci siamo dati anche in Europa di arrivare ad una produzione prevalentemente fatta con le energie rinnovabili debba essere la priorità.
Altri, anche in questi giorni, hanno messo in conto l’ipotesi di non abbandonare neppure i combustibili fossili. C’è una differenza fondamentale e credo che questo vada detto e vadano rivendicate le ragioni per cui abbiamo preso alcune posizioni.
Penso che abbiamo fatto tante cose in questa Legislatura, tra queste ci sono i 70 miliardi del PNRR destinati all’ambiente, al dissesto idrogeologico, alla manutenzione della rete idrica.
Queste sono cose importanti.
Abbiamo perso, però, una grande occasione: in Senato eravamo arrivati alla fine della costruzione della legge sulla rigenerazione urbana, che è il compendio di molte cose dette fin qui.
Si tratta di una legge che metteva tanti soldi al servizio dell’idea per cui dobbiamo guardare ciò che nelle nostre città non funziona più, come le aree dismesse o le aree degradate e cambiarle ma non guardando semplicemente all’edilizia ma anche alla necessità di dare risposte ai temi della mobilità sostenibile e dello sviluppo delle energie rinnovabili.
Credo, quindi, che interrompendo la Legislatura e non potendo arrivare all’approvazione della legge sulla rigenerazione urbana, abbiamo perso una grande occasione.
L’altra occasione che si è persa è quella del superbonus.
Io continuo a pensare che il superbonus sia stata un’iniziativa straordinaria, che ci ha consentito di mettere mano ad una parte importante del nostro patrimonio edilizio, di renderlo efficiente dal punto di vista energetico e più sostenibile, di mettere in campo energie alternative e fonti energetiche rinnovabili.
Spiace che tutto questo non si è fatto dove più serviva: le case popolari erano il posto in cui il superbonus andava realizzato. Pensiamo a che risparmio ci sarebbe sulle bollette di chi oggi paga pochi soldi di affitto e centinaia di euro di riscaldamento e pensiamo anche all’aumento del valore di quelle case se si avesse avuto il coraggio - e le aziende non lo hanno avuto - di utilizzare il superbonus.
Stiamo parlando di questioni molto concrete su cui la pensiamo in modo molto diverso dalla destra e come si voterà inciderà sulle cose che si faranno nei prossimi anni.

Sen. Franco MIRABELLI

sabato 17 settembre 2022

GIOVANI E LAVORO

 SALARI, STAGE, PRECARIATO

È TEMPO DI CAMBIARE ROTTA

Leggendo i programmi e ascoltando la destra parlare di giovani, sono colpito dalla grande differenza che c’è tra noi e loro e che credo dobbiamo farlo notare. Abbiamo idee diverse rispetto a come la politica e le istituzioni debbano guardare ai giovani.
Con le proposte e il lavoro che abbiamo fatto, noi cerchiamo di creare opportunità di lavoro e di dare ai giovani opportunità.

Siamo convinti, infatti, che le diseguaglianze di cui soffre questo Paese si possono superare se riusciamo a dare a tutti i giovani opportunità di istruzione, di formazione, di lavoro, di vita e di diritti.
La destra sui giovani dice altre cose. Giorgia Meloni, ad esempio, parla di devianze e di come bisogna correggerle, considerando come devianze qualunque cosa, dalla tossicodipendenza fino all’omosessualità. Salvini è già oltre: spiega c’è il tema di insegnare ai giovani la disciplina e recupera l’idea del militare di leva.
C’è, quindi, una grande differenza di impostazione e credo che dobbiamo raccontarla. Questo lo si è visto in questi anni di battaglie sui diritti civili e anche sui diritti sociali.
Siamo noi che nel PNRR abbiamo fatto scrivere che quei fondi dovessero servire soprattutto a garantire occupazione giovanile e femminile e abbiamo provato a realizzare questo con il Ministro Orlando.
Siamo noi ad esserci posti questa questione con forza.
Siamo noi che continuiamo a proporre l’idea che bisogna incentivare le assunzioni a tempo indeterminato, a partire proprio dai giovani. Questo, infatti, è un tema serio perché anche quando questi incentivi sono stati introdotti, la storia degli ultimi anni, compresa quella di questa ripresa economica dopo la pandemia, mostra che chi viene assunto comunque non sono i giovani ma sono persone over 40 e persone che hanno già una formazione. C’è, quindi, il problema di incentivare le assunzioni a tempo indeterminato per i giovani.
In questi mesi è emerso anche il tema di come far incontrare domanda e offerta di lavoro.
Questo tema mette fortemente in discussione il nostro sistema formativo.
Al di là della demagogia sul reddito di cittadinanza, ci sono migliaia di aziende che non trovano lavoratori (non sottopagati e non da tenere precari ma che però siano formati) ed è un altro problema serio che dobbiamo affrontare.
Va affrontato in maniera seria, facendo tesoro dell’esperienza dell’alternanza scuola – lavoro, che credo sia abbastanza fallimentare e che si lega anche alla vicenda degli stage gratuiti, per ripensare completamente il sistema formativo.
Il tema dei giovani è, dunque, decisivo.
Abbiamo bisogno di dare opportunità di lavoro e di vita.
Penso che sia importante che nel programma del PD ci sia anche molta attenzione al problema della casa per i giovani e, quindi, della possibilità di vivere una vita autonoma, senza essere costretti a stare in famiglia o in abitazioni precarie per toppo tempo.
Tra le proposte che abbiamo fatto c’è quella di dare 2.000 euro all’anno agli under 35 per contribuire all’affitto; di aumentare gli incentivi e le facilitazioni per i giovani che accedono a un mutuo per la prima casa. Inoltre, diciamo che bisogna costruire più appartamenti di edilizia sociale, con canoni sostenibili.
Abbiamo fatto degli sforzi in questi anni per mettere la condizione giovanile al centro dell’iniziativa del PD, sia con le proposte che con l’azione di Governo degli ultimi mesi, soprattutto dopo che Letta è diventato Segretario.

Ci sono questioni che andrebbero approfondite perché coinvolgono le politiche territoriali.
Una riflessione che vorrei fare riguarda il reddito di cittadinanza: io ne vedo tutti i limiti e sicuramente è un istituto che va riformato ma senza il reddito di cittadinanza, durante e dopo la pandemia, avremmo avuto circa due milioni di persone in più sotto la soglia di povertà nel nostro Paese.
Il reddito di cittadinanza, quindi, ha svolto una funzione.
È una bugia dire che i giovani non vanno a lavorare perché c’è il reddito di cittadinanza, anche perché nel nostro Paese ci sono già migliaia di persone che prendono il reddito di cittadinanza pur lavorando e, dunque, serve per integrare salari bassissimi.
Ci può essere il problema di chi si approfitta del reddito di cittadinanza ma il problema enorme riguarda i livelli salariali.
Un’altra osservazione che voglio fare riguarda le pensioni.
Non è vero che le questioni pensionistiche non riguardano i giovani.
Il merito del PD è quello di aver messo, in questi ultimi anni, la questione giovanile al centro di molte politiche.
Non c’è solo il tema dei diritti che riguarda i giovani.
La destra ragiona in termini di disciplina e devianze mentre noi di opportunità.
Quando parliamo di pensioni, spesso ci occupiamo di chi deve andare in pensione l’anno prossimo, magari mettendo in programma di spendere miliardi, come è avvenuto con quota 100, e non ci si pone il problema dei giovani che fanno lavori saltuari e precari e avranno il regime contributivo, rischiando, quindi, di non avere una pensione.
Penso, dunque, che quando parliamo di pensioni dobbiamo sempre mettere in nota l’idea di una pensione minima garantita. Abbiamo bisogno di costruire un sistema che consenta ai giovani di avere la pensione e che sia una pensione accettabile.
Noi siamo gli unici a dire questo.
Per convincere le persone sul fatto che il PD è credibile, occorre innanzitutto che ci crediamo noi.
Non dobbiamo sottovalutare quello che abbiamo fatto o tentato di fare in questi ultimi anni.
In questa Legislatura siamo stati la quarta forza politica in Parlamento.
Il fatto di essere riusciti a mettere come priorità del PNRR l’occupazione giovanile e femminile è stato fatto nonostante fossimo solo la quarta forza politica in Parlamento.
Abbiamo anche posto questioni su cui oggi siamo credibili perché ci siamo battuti.
Una di queste questioni è un drammatico tema che c’è nel nostro Paese e che vale per tutti e in cui si riassumono molti dei ragionamenti fatti fino ad ora ed è la questione salariale.
L’Italia è l’unico Paese in Europa in cui i salari non crescono da tanti anni.
Da noi oggi, con l’inflazione che cresce e il costo delle bollette che aumentano, il potere d’acquisto dei salari diventa un problema.
Questo è un tema fondamentale e lo abbiamo posto con forza.
Abbiamo fatto delle proposte chiare su questo: chiediamo di tagliare il cuneo fiscale, cioè di abbassare le tasse sul lavoro per creare le condizioni per lasciare ai lavoratori l’equivalente di un mese di salario.
Noi pensiamo che non si possa ricorrere al reddito di cittadinanza per integrare stipendi da fame e pensiamo che non si possa innescare una competizione al ribasso sui salari.
Il tema del salario minimo è fondamentale.
Non è pensabile che ci siano stipendi di tre o quattro euro l’ora. Questo non garantisce livelli accettabili.
Su questi temi abbiamo lavorato con il Ministro Orlando e dobbiamo rivendicare questo lavoro.
Questo ci dà la credibilità per poter dire ai lavoratori che siamo dalla loro parte e ai giovani che ci facciamo carico del loro futuro e del loro reddito.
Oggi la priorità sono il lavoro e i salari e noi abbiamo proposte forti su questi temi, dobbiamo raccontarle e valorizzarle e penso che riusciremo a convincere molti.

Sen. Franco MIRABELLI Intervento svolto alla Festa del PD di Carugate il 2 settembre 2022

 

 

venerdì 16 settembre 2022

CHIAMARE LE COMPETENZE AL RISCHIO

 (cuore della Democrazia)

PER DARE FORZA E STABILITÀ AI GOVERNI 

 Chiare note di Angelo Panebianco (Editoriale del Corriere della sera di oggi): poiché i Partiti sono deboli, occorre dare stabilità al Governo. Per decidere, contenere, piegare una società e una burocrazia fortissime: "solo contrappesi senza pesi, i poteri di veto che si mangiano il potere di decisione". Non esposte al rischio, coltivano privilegi. Vero. Ma, una soluzione centralista è impraticabile e darebbe ragione a Putin. 

 Per Governare la società e le burocrazie (ricche di visioni, articolazioni, competenze) serve una Politica forte, autorevole, cioè Partiti organizzati non in modo chiuso, centralista, anti-Costituzione, ma aperto, coinvolgente, coraggioso: che chiama i competenti ad esporsi, contribuire, rischiare. Per sé, per il Paese, per l'Europa. Un modo democratico. 

 Per rafforzare il Governo e dargli stabilità il nodo sta lì: nei Partiti. Fare in modo che amino, vivano e diffondano il rischio, cuore della Democrazia. Parlarne.

Francesco BIZZOTTO

 

sabato 10 settembre 2022

“IL TEMPO DELLE DONNE” L’IMPATTO

 GESTIRE INSIEME POSSIBILITÀ E RISCHI 

PER UN SALDO D'IMPATTO POSITIVO 

 C'è "un capitalismo che si sta riformando", dice Giovanna Melandri al Corriere della sera che il 9 c.m. presenta la nona edizione de "Il tempo delle donne" (Triennale di Milano). 

Melandri: ai cardini dell'economia (rischio e rendimento) va aggiunto l'impatto, gli effetti, le conseguenze. E il mercato finanziario sta facendo grossi investimenti pensati "per produrre effetti positivi". Bene. Che impatto, quali conseguenze – desiderate e non – producono la mia attività, le mie azioni? 

Melandri fa appello alla multidisciplinarità e io condivido l'impressione che il sistema di libero mercato stia seriamente cercando la via per superare le crisi in cui siamo. Quella ambientale e quella sociale. Contribuire da protagonista. Un altro esempio? Il Capitale umano: la diversità, il coinvolgimento, il contributo creativo, la soddisfazione. Qui il mercato è in ricerca e più avanti della politica. 

Ora, il mio contributo. Noto che l'impatto è un evento – positivo e negativo – misurabile a posteriori. Tardi, dice il Risk management. Abbiamo bisogno di valutare l'impatto a livello strategico, in anticipo. Valutarne il grado di attesa – direbbe Bruno de Finetti –, le sue Probabilità. Per rendere valutato e più sicuro il nostro agire. Per avere un saldo positivo d'impatto. 

A questo scopo si possono gestire insieme (non separare, come oggi facciamo) le due Possibilità d'impatto (guadagni, vantaggi, affari & perdite, danni, disastri). Questa Possibilità è infatti una dualità in Potenza. E "tutto ciò che è in potenza è in potenza gli opposti" (Aristotele, ricordato da Emanuele Severino). 

La Potenza contiene due dati incerti ma per lo più valutabili; due Probabilità, appunto.

Il nostro problema è che le separiamo. È un limite della nostra intelligenza, dice Henri Bergson. Miriamo al risultato, al rendimento, ai vantaggi, allo scopo, e trascuriamo (trattiamo in modo irresponsabile) i Rischi (il processo, il percorso, il cammino e le conseguenze indesiderate). 

Dunque, vanno messi in parallelo le Possibilità (di esiti desiderati, impatti positivi) e i Rischi (esiti temuti, possibili, negativi). Possibilità & Rischi viaggiano insieme (come i due lati di un foglio, come la luce e l'ombra) e insieme vanno gestiti. Separare è l'errore. 

E possono esserci iniziative, ambizioni (Possibilità) capaci di produrre conseguenze indesiderate superiori ai benefici attesi. Oppure Possibilità di cui vediamo e valutiamo il lato in fiore (il vantaggio, i benefici) e non quello in ombra: non siamo in grado di valutare l'ombra delle Possibilità. Niklas Luhmann le chiama Pericoli, non Rischi. Perché Rischio è Probabilità, cioè misura. Cosa facciamo in questi casi? 

Dalle donne un bel contributo per cambiare la nostra idea di Possibilità (e Sostenibilità): per passare da un approccio unilaterale, violento, aggressivo, arrogante, immaturo, squilibrato (maschile?) a un approccio multilaterale, prudente, gentile, equilibrato, maturo , pacato (femminile). 

Francesco Bizzotto.

giovedì 1 settembre 2022

INCROCIARE GLI SGUARDI

 

"OGNI UOMO RAGIONEVOLE

PENSA CON IL CUORE".

VOLARE, RISCHIARE, STUDIARE.

GESTIRE LE OMBRE, I RISCHI

 Al Festival del cinema di Venezia va in scena il confronto tra adulti inadeguati e giovani inquieti, in fiamme e sessualmente irrisolti. Spero anche altro e che non sia noia. 

 Certo non annoia il Massimo Cacciari che esplora le nostre idee arretrate: la materialità delle cose e le separazioni (tra ragione e sentimenti, mezzi e giustizia - valori, benessere e bontà). Idee pesanti: alzano a dismisura il rischio di inabissarci. 

 Cacciari (Corriere della sera di ieri 31 agosto) ricorda lo scrittore Daniele Del Giudice, il suo bisogno di andare, volare, rischiare, oltre il ragionare, che la scienza (la grande Fisica) dice ormai insufficiente. 

Il materiale, la cosa, non basta. E "in volo ogni progetto è a rischio". Serve la relazione, l'incrocio degli sguardi. "Infinite possibilità si aprono nella relazione che gli sguardi consentono". 

 Sono "incontri massimamente pericolosi", dice Cacciari. "Per quanto avventuroso sia il volo, per quanto intenso lo sguardo, sempre lasceremo a terra la nostra ombra. (...) Per quanto in alto si vada, la nostra ombra resta quaggiù, a testimoniare che siamo di quaggiù anche se non vi possediamo più alcuna salda dimora". 

Cacciari che, con Del Giudice, cerca (sogna) una scrittura nuova, un pensiero "analogo alla potenza dello sguardo, della relazione", conclude così: "Anche le ombre andranno perciò studiate con cura". 

Di questo noi Assicuratori e Risk manager ci occupiamo. Ci piace l'idea del nostro Massimo. E diciamo: per correre in scioltezza (misurare e reggere) i rischi sia del digitale sia dei sentimenti (del cuore) serve una ragione aperta, plurale, che ami le diversità, le avversità (come Carlo Maria Martini); che vada piano e respiri e sorrida. Una ragione che sappia stare anche un passo indietro. Un po' come Renzi con Calenda. 

"Ogni uomo ragionevole pensa con il cuore", dicevano gli indiani Pueblos a Jung. Che sintesi, pensare con il cuore! 

Al grande Cinema (di Venezia e poi di S. Sebastian, di Toronto) proponiamo di esplorare con fiducia – immaginando e creando finali positivi, incoraggianti – il linguaggio della relazione, dello sguardo. 

È ciò che ci manca per poter gestire i rischi della traiettoria in cui siamo. E speriamo non siano azzardi fuori controllo. Speriamo siano i "bei rischi" di cui parla Deborah Lupton.

Francesco Bizzotto

CALL FOR PAPERS IVASS

IL SISTEMA "BONUS / MALUS" - RC Auto

Assicurazione sulla patente e un modello di penalizzazione (malus) che instaura un patto di fiducia con i giovani.

PREMESSA

Contribuire a rendere sostenibili le attività, prevenire i danni, investire e operare ex ante. Per poi effettuare indennizzi e risarcimenti veloci ex post.

Questa è il futuro delle Assicurazioni e deve valere anche, e soprattutto per il mercato della RC Auto.

La prevenzione è via maestra per misurare e rendere sicuri nel tempo (assicurare) i rischi. Anzi, sempre più la probabilità di danno, il rischio, è questione di Giusta misura (la Métrion degli antichi Greci), per definizione relazionale, saggia, condivisa, anticipatrice.

Bain & Company sostiene che in tutto il mondo gli Assicuratori "mirano ad aumentare la protezione con la prevenzione", resa agevole dalle interconnessioni digitali.

"RC AUTO" E SISTEMA "BONUS/MALUS"

Questa responsabilità tende a spostarsi dal possesso all’utilizzo del veicolo, condiviso non più solo in ambito familiare ma oggi anche d'impresa, associativo, di servizio. Il rischio si fa personale, con un preciso riferimento necessario: l’abilitazione alla guida.

E la mobilità nel futuro prevederà sempre più l’utilizzo di diversi tipi di mezzi a seconda degli spostamenti che l’utente dovrà fare (da 4 a 1 ruota, da veicoli con supporti alla guida a veicoli a guida autonoma).

La responsabilità dovrà quindi essere valorizzata nell’utilizzo di beni condivisi, sia per i danni a terzi (accanto alla responsabilità del costruttore per i veicoli a guida autonoma) sia per i danni al bene condiviso (un bene della comunità, quindi di terzi).

Questo sistema ovviamente prevede la necessità di modificare gli elementi su cui tariffare il rischio: il bene assicurato non dovrà più essere un elemento di valutazione, anche perché il bene (il veicolo) sarà indeterminato.

Le Compagnie assicurative ormai lo sanno già.

La tariffazione già ora si sta gradualmente spostando sempre di più sui dati di guida e sempre meno saranno legati alla tipologia di veicolo.

Difatti, come un coltello può essere uno strumento utile oppure un’arma pericolosa, anche una stessa automobile è di per sé non pericolosa se viene utilizzata correttamente.

È l’utente che fa la differenza, e questo deve essere valorizzato e trasmesso all’assicurato per responsabilizzarlo.

L’assicurazione come strumento di responsabilizzazione.

Il mercato può inoltre trovare il modo di premiare gruppi di patenti (famiglie o imprese) per diverse ragioni: i nuclei famigliari meno abbienti o gruppi con particolare cura delle specifiche responsabilità (sia rispetto ai comportamenti di guida sia rispetto ai mezzi usati).

Questi modelli esistono già in altri mercati: si possono analizzare e valutare per adeguarli al mercato italiano.

Su questo aspetto dovrà essere promossa una sana competizione del mercato in grado di trovare soluzioni vantaggiose per i nuclei famigliari e, in tutto ciò, il regolatore potrà (dovrà) vigilare e promuovere queste soluzioni a vantaggio dei consumatori (es.: attraverso il potenziamento del preventivatore IVASS).

L’Italia così potrebbe diventare la prima nazione in Europa che innova l’assicurazione Auto, così come è già leader nella diffusione delle scatole nere che premia il comportamento di guida corretto sempre in ottica “preventiva”.


FIDUCIA NEI GIOVANI

Il pensiero positivo (avere fiducia) è efficiente, rigoroso e accettato, se non esclude di punire ("Malus") ed è coerente: se informa con continuità, è amichevole, sta in relazione.

Tanto più vale per i giovani! Partire apertamente da loro. Renderli perno di una nuova responsabilità: che suppone la buona fede e aiuta, informa, sostiene. Per premiare, appunto, e per avere chiare le sfumature di chi non sa o casualmente non riesce o, peggio, non vuole rispettare il patto e merita una diversa attenzione e fiducia.

Supporre la buona fede implica di non chiedere di meritare fiducia, di conquistarla: così il patto è già "rotto", la scarsa fiducia spinge i giovani a cercare vantaggi (economici) nel breve termine; vince la concorrenza quantitativa (solo sul premio) e siamo a un passo dal malcostume delle frodi.

Certo, verrà valutato, misurato il rischio d'ingresso del neopatentato e potranno essere stabiliti obiettivi di crescita nell’abilità e nel comportamento di guida.


CONCLUSIONI

Facciamo, dunque, tre proposte:

1.    Legare la RC Auto non al veicolo e agli eventi (ai danni) ma alla patente e alla probabilità di danno (al rischio). Una patente, ovviamente, dinamica e che registri i comportamenti.

2.    Il giovane neopatentato deve partire da un livello di Bonus massimo; da una fiducia piena.

inoltre

3.    Il Governo dia un vantaggio fiscale alle polizze che prevedono percorsi di prevenzione, che siano accompagnate da servizi per la sostenibilità dei rischi.

Una nuova responsabilità (positiva) che dai giovani passerà facilmente agli adulti e che, in generale, è indispensabile per rientrare dal Debito accumulato dal Paese e per contribuire a costruire l'Europa.

Network Assicuratori 

Milano 30 agosto 2022