giovedì 30 dicembre 2021

RISORSE UMANE

 MARTELLARE E PRETENDERE O COINVOLGERE?

METÀ DEGLI IMBARCATI NON REMA.
COME FIGLIUOLO, MIRIAMO AL 90%!

"La verità è nel rischio, nell'avventura, nella scommessa. Essere nella verità significa diventare consapevoli della inevitabilità del rischio".

Emanuele Severino, Il mio scontro con la Chiesa, Ed. Rizzoli, 2001, p.9.

 

"Italia innovativa per natura (ma non riesce a crederci)". È il titolo di un bel articolo di Massimo Sideri sul Corriere della sera di oggi. Siamo il paese dell'anno per The Economist. INNOVARE, CREARE: è il nostro punto di forza: rafforziamolo!
L'ONU ha indicato come centrali i temi Ambiente, Società, Governance (ESG).
Mettiamo tra le riforme del momento un vantaggio fiscale per le imprese che (obiettivo INNOVARE) coinvolgano i collaboratori - dipendenti e autonomi - nella Governance d'impresa. Uno stimolo semplice (in Parlamento ci sono diversi progetti di legge) accompagnato da percorsi di favore per chiudere la collaborazione - dimissione o licenziamento - in casi in cui si prospettino crisi produttive o relazionali. Con assicurazione di tutela incorporata. Nessuno venga lasciato in difficoltà: aiutare l'impresa a riorganizzarsi o vendere e il collaboratore a formarsi e ricollocarsi. L'imprenditore giusto con il collaboratore giusto.
E nella PA sia un impegno formale, finalmente: coinvolgere le Risorse umane, non martellare e pretendere!
Diciamo la verità: siamo bravi, andiamo bene, e metà degli imbarcati non rema, perché scontenta, insoddisfatta e quindi presentista. Smettiamola di cercare il colpevole. Facciamo come Figliuolo: miriamo ad avere il 90% dalla nostra, soddisfatto!
Accettiamo il rischio del momento. Vediamone il lato bello, avventuroso. Scommettiamo sull'INNOVAZIONE!
Possiamo essere ottimisti, perché rischiare (valutare i rischi) è una probabilità sempre più slegata dal passato (dalle frequenze degli eventi, dalla statistica) e sempre più nelle mani dell'uomo. Una vera potenza. Sta a noi rischiarare la prospettiva, innovare, rischiare!

Francesco Bizzotto  

martedì 21 dicembre 2021

CONDIZIONI DI LIBERTA’

 “ACCOMPAGNARE” E “ANTICIPARE”

Fare Opinione pubblica sul Lavorare e Rischiare:

Lavorare è Rischiare. Urgono nuove idee. Vengono, con-vincono se escono dal chiuso.

*   *LAVORO. Milano propone un bel “Patto per il lavoro”. Promuova gruppi di ricerca, progetto, iniziativa, dal Ticino al Garda. Chiami la Lombardia, le sue mille città. Coinvolga i molti competenti e appassionati. Obiettivo: coltivare fiducia, anticipare le crisi produttive o relazionali. Fa risparmiare sofferenze, costa poco e renderà la Lombardia un buon esempio, imbattibile su tutti i mercati.

*   *RISCHIO. Generali investe su "servizi che prevengono i rischi, oltre che sulla copertura del danno", sulla base di "criteri di sostenibilità". Come dire: sostenibile è il rischiare consapevole, attrezzato, accompagnato (direbbe Dante); che fa gioco d’anticipo. Agenti e Broker assicurativi – che fanno i soloni – escano dal conflitto d’interessi e si schierino per la “qualità”. Chiediamoglielo! Parliamone!

Milano è cruciale e merita fiducia e investimenti, perché ha sempre offerto chance di espressione e realizzazione. Leader europea di capitale umano (Ocse), negli anni ‘60 aveva dai 60 ai 90mila studenti serali. Un bell’accompagnare alla crescita e alla mobilità! Ora, nella ricerca di libertà – che è un viaggio, un processo: un lavorare e rischiare bene, per liberare e liberarsi – è decisivo essere accompagnati. Lo afferma Dante nella Divina Commedia. Noi molto spesso siamo soli in questo viaggio: nel lavorare e rischiare.

Ma, a Milano e non solo, ci sono idee e strutture in campo che meritano. Ne ho spesso scritto. Riprendo questi temi solo per cenni. Miro a dire perché fatichiamo a fare come il presidente Mattarella: dare spazio al nuovo (ai Draghi). Dirò: perché non discutiamo aperta-mente; non approfondiamo. Lasciamo campo a chi solo descrive, o isola, o falsa le cose. Le idee, infatti, si precisano e con-vincono se diventano pubblica opinione.

LAVORO. È ormai chiaro che qui sono centrali le Politiche attive. Fare in modo che imprese e lavoratori si attivino: dialogare, scegliersi, collaborare. E che mirino alla fiducia e soddisfazione reciproche, belle in sé e produttive. E se non c’è soddisfazione? Vanno create le giuste procedure per lasciarsi. Così si anticipano le crisi produttive e relazionali. Si pensa ai licenziamenti, ma il 65% dei dipendenti è insoddisfatto, ha il morale a terra e vuole cambiare, dimettersi. Non merita un aiuto a essere più contento e produttivo? È la soluzione in positivo. Affrontarlo in negativo, in difesa (esplosa la crisi) complica tutto.

A Milano c'è abbondanza sia di Domanda (delle imprese) sia di Offerta (di lavoro). C'è pure l'Istituzione AFOL Metropolitana, che ha messo a sistema la grande tradizione meneghina di sostegno al lavoro, e ci sono molte Agenzie private. Eppure, è scarso il dialogo (match) tra Domanda e Offerta. Non gira Fiducia! L'Orientamento, la Formazione e l'Accompagnamento sono poco sistematici, ed è mancata in toto una riflessione sulla Convergenza delle molte iniziative in campo: se ne contiamo gli uffici, nelle nostre città, ci prende lo sconforto. E poi, cosa incredibile, l’impresa è poco coinvolta, non vi partecipa.

Ora, una cosa s'è chiarita: non è questione di soldi ma di idee, progetti e loro messa a terra, oltre l’abitudine pelosa di assistere quando si può “attivare”. Ci sono tante risorse pubbliche e private, europee, nazionali, locali, e molte strutture, ma ai destinatari arrivano solo le pur benedette tutele. Mi azzardo a dire: corrono troppi soldi. Ascoltiamo l’Europa: ci dice di coinvolgere i competenti, gli interessati, le rappresentanze (sindacali, d’imprese e professioni, le Camere di commercio). Unire, ascoltare, guardare avanti. Fare rete.

Forse, la priorità è un mix trasparente di pubblico e privato. E discutere aperta-mente, a fondo. A Milano Sala ha proposto un bel Patto per il lavoro. Promuova gruppi lombardi (dal Ticino al Garda) di ricerca, proposta, pubblica iniziativa: idee, testimonianze, pratiche esemplari. Il nord Europa fa da dieci a venti volte di più in risultati, qualità ed efficienza. 

RISCHIO. Questo secondo tema, centrale nel liberarsi, è molto sottostimato. Il Covid ha dato la sveglia ma ci stiamo riaddormentando. Anche qui è questione di approccio e di sensibilità della pubblica opinione. Se non miriamo a lei, a una innovativa cultura del bel rischiare (che è latente e liberante), non maturano le responsabilità e ci aspettano guai.

Faccio un esempio macro. In questi giorni si parla di Generali, compagnia di assicurazioni leader in Europa. C'è battaglia tra azionisti per il rinnovo o meno del ceo Phlippe Donnet. Mediobanca lo sostiene; contro sono Caltagirone e Del Vecchio. Non è solo questione di denaro e potere, se il presidente di Generali Gabriele Galateri di Genola ha ritenuto di dire al Corriere della sera del 14 cm che la compagnia si sposterà su "servizi che prevengono i rischi, oltre che sulla copertura del danno", sulla base di "criteri di sostenibilità". È uno spunto che ha valenza strategica. L'Assicuratore si orienta ad agire sia ex post (tutelare) sia ex ante (prevenire, anticipare); mira a gestire a tutto campo i rischi. Sostenibilità, infatti, chiama a un rischiare consapevole, ben attrezzato, accompagnato. Un lavoro fatto bene!

Egli riprende l'antica prassi che (dal 1300 al 1700) misurava i rischi, stava loro vicino e quindi assicurava: raccoglieva informazioni sulla intrapresa; consigliava difese e protezioni del trasporto; dialogava con le Istituzioni. Accompagnava. E dal 1700 a oggi cosa ha fatto? Si è molto fidato del passato, delle frequenze di danno, della Statistiche, divenute ora Big data, importanti ma… Lui sa che l’umano è nuovo e creativo in ogni suo istante. Lo diceva agli inizi del ‘900 Georg Simmel. Così, è saggio coltivare le relazioni, dati qualitativi: fare anche gioco d’anticipo. Appunto. Penso che sia l’unico modo per rendere misurati i rischi del nostro tempo. Come per il lavoro. Questioni che l’Europa può ben mettere a fuoco.

Chiarisco l’esempio. Uno scontro di idee è in corso nel mondo Assicurativo. Non solo da noi. Un orientamento “quantitativo” dice: puntiamo a piccoli rischi (un piccolo mercato con alti margini), molta finanza, poca politica industriale, tecnologia e Big data a gogò. Un altro orientamento (“qualitativo”) dice: puntiamo a grandi rischi (a un grande ruolo e mercato), molta politica industriale e tecnologica, sana finanza, molte relazioni e Small data mirati. Capite bene che se non c’è un forte indirizzo europeo e di governo (con vantaggio fiscale per chi innova) e se non scende in campo anche la pubblica opinione, lo scontro si trascina. Ma, ad ascoltare il Covid e l’Ambiente, il tempo è scaduto in materia di rischi.

Aspetto delicato: si tratta anche di vincere un certo spirito di conservazione (di fatto – e non solo, temo – alleato dei “quantitativi”), molto forte nelle reti di vendita, per abitudini, esclusioni e per un plateale conflitto d’interessi da cui non ci si schioda. Agenti e Broker si devono schierare per la “qualità”: chiediamoglielo ogni volta che li sentiamo fare i soloni!

Ho voluto mostrare che, in materia di libertà – che è un percorso, un processo personale e sociale che induce a vivere bene e dipende da come governiamo il “lavorare” e il “rischiare” – se non c’è una pressione dei cittadini, della pubblica opinione, informata e formata, ci attardiamo oltre misura. Il nuovo non passa e siamo tutti un po’ irresponsabili. Serve un dibattito largo, che coinvolga i competenti e gli appassionati, con i Partiti e le PA. Non un talkshow superficiale, esibizioni in cui si denuncia e si passa ad altro.

 

Francesco Bizzotto

 

martedì 14 dicembre 2021

GENERALI 14.12.21

Nelle Generali (una grande tradizione di autonomia e lungimiranza) continua lo scontro per il Ceo. Potere e denaro? 

Ci sta un indirizzo del Governo che orienti alla Gestione dei Rischi, alla Prevenzione dei danni, a introdurre Servizi innovativi per le imprese e la Sostenibilità delle attività. 

 

Ci sta anche un bel vantaggio fiscale per l'Assicurazione prospettica (europea), che guarda avanti, che forma le tendenze e misura - secondo l'auspicio di Galileo - ciò che non si può misurare (il rischio del nostro tempo).

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