giovedì 21 ottobre 2021

ASSICURATORI PER IL G20: PUBBLICO E PRIVATO INSIEME

INVESTIRE E PROTEGGERE 

UN IMPEGNO SIA EX-ANTE SIA EX-POST

 In partnership con la Presidenza italiana del G20, l'Associazione nazionale imprese assicuratrici – Ania – ha organizzato un "Insurance Summit", un confronto globale di approcci e prospettive per "ensuring a prosperous future for people and the planet". Bella iniziativa!

Come sempre, il semplice ascolto di idee ed esperienze apre prospettive, innova il pensiero, arricchisce. È la modalità di crescita europea, occidentale. Il nostro incredibile punto di forza: parlare, esporsi, e ascoltare, rispettare.

La presidente di Ania, Maria Bianca Farina, si è detta favorevole alla collaborazione tra Pubblico e Privato in termini sia di investimenti sia di garanzie, su tutti i fronti aperti: dalle Catastrofi naturali ai rischi per la Salute e per il sistema Previdenza. Con quale approccio? Oltre a garantire ex-post, anche anticipare, mettere in campo iniziative ex-ante, ha detto Farina. Sono molti i mercati e gli operatori che si orientano alla Prevenzione dei danni, sollecitati dall'indirizzo Onu ESG (Ambiente, Inclusione sociale, Sistema di decisioni o Governance).

Un esempio. Il giovane dirigente del mondo assicurativo giapponese Masamichi Kono ha detto del loro modo di gestire l'offerta di polizze Vita. Un Servizio basato su tre principi (tre P):

— Prontezza. Implica comprensione: conoscere, capire il linguaggio del rischio, della probabilità. Qui, per inciso, noi italiani siamo messi male: solo il 20% è pronto e capisce, ha detto un intervento successivo;

— Protezione. Oltre alla componente risparmio e rischio Morte, le polizze Vita possono garantire un capitale o una rendita o un servizio di cura in caso di Invalidità permanente e di Perdita di autonomia (dipendenza in età avanzata);

— Prevenzione dei danni al sistema psico fisico. Si tratta di indirizzare a stili di vita e abitudini, comportamenti sani e misurati. È il cuore della Prevenzione. Terreno fondamentale per dare una misura al rischio Vita e del vivere. Per renderlo la Probabilità che è necessario sia e che spesso non è.

Memorabile, ricorda Masamichi Kono, la battuta di Woody Allen: Mi dicono che vivrò fino a 100 anni, ma io mi sono organizzato per gli 80. Che farò negli altri 20? Ovvio che ci si debba pensare molto prima con abitudini e comportamenti appropriati e con investimenti mirati. L'Assicuratore è impegnato a parlarne, suggerirli, incentivarli.

Complimenti all'Ania e alla sua Presidente Maria Bianca Farina per questa pratica di confronto aperto. Conferma il magico momento dell'Italia nel contesto globale.

Francesco Bizzotto

mercoledì 13 ottobre 2021

CAMBIAMENTI CLIMATICI

 ECOLOGISMO RADICALE E UMANESIMO AMBIENTALE, CHI CI SALVERÀ?

Circa 30 anni fa, Al Gore, allora vicepresidente degli Stati Uniti durante l’era Clinton, inizia la battaglia sui cambiamenti climatici, sottolineando l’” effetto serra”.

La guerra all’” effetto serra” che fu fatta colpevolizzando chi usava le bombolette per la schiuma da barba, dimenticandosi il freon degli impianti di condizionamento industriale, fu il primo caso di disinformazione di massa sui cambiamenti climatici.

Nel 2006 produce il documentario Una scomoda verità (An Inconvenient Truth) sui pericoli e sulle ripercussioni del riscaldamento globale della Terra, presentato al Festival di Cannes e premiato.

Nel mondo però il lavoro fu accolto come l’opera di chi aveva perso le elezioni e doveva trovare qualcosa da fare. Anche in Italia il film fu per lo più ignorato, troppo distante l’impianto divulgativo dalle impostazioni accademiche.

Ad oggi, il rapporto Climate Change 2021 delle Nazioni Unite costituisce il più aggiornato studio sui cambiamenti climatici, che combina e mette a confronto tutte le prove finora disponibili, con l’osservazione di simulazioni effettuate a livello globale e locale, ed afferma che non vi sono dubbi scientifici sul fatto che siano stati proprio gli esseri umani ad alimentare le cause di questo cambiamento. L’unica vera incertezza che rimane, dicono i suoi autori, è se il mondo sarà effettivamente capace di evitare un futuro più oscuro di quello che ha già cominciato a delinearsi.
Pubblicato in un periodo sconvolto da incendi, inondazioni e ondate di calore, arriva a pochissimi mesi dal vertice che si terrà il prossimo novembre in Scozia, nel corso del quale i leader mondiali dovranno affrontare le crescenti pressioni dell’opinione pubblica, invita ad agire con la massima urgenza per rallentare il riscaldamento della Terra.
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha definito i risultati di questo lavoro “un codice rosso per l’umanità”.

Lo sforzo fatto finora per rallentare il cambiamento climatico si è rivelato gravemente insufficiente: invece che ridurre le emissioni, l’inquinamento da gas serra è ancora in crescita e i paesi del mondo non sono riusciti, neanche lontanamente, a raggiungere gli obiettivi fissati con l’accordo sul clima raggiunto a Parigi nel 2015.

Secondo il rapporto, l’umanità ha ancora la possibilità di rilasciare circa 500 giga-tonnellate in più di anidride carbonica – l’equivalente di 10 anni delle attuali emissioni globali – per avere la possibilità di limitare il riscaldamento di appena 1,5 gradi.

L’aumento della temperatura media globale produrrà cali del fatturato aziendale e, più in generale, dell’attività economica di una regione. L’agricoltura è forse il caso più significativo, con l’innalzamento delle temperature che sta rendendo di fatto alcuni terreni inadatti alle coltivazioni.

Si sommano anche elevati costi sociali: alcuni studi hanno evidenziato una correlazione fra cambiamento climatico, riduzione delle risorse disponibili e possibile incremento dei conflitti armati. Anche se difficile da quantificare in maniera precisa, avrà effetti concreti sulle attività economiche e sociale.

In Italia abbiamo appena osservato fenomeni atmosferici di una violenza mai vista, accompagnati da grandinate con enormi chicchi di ghiaccio. Sono stati devastati campi, automobili, industrie e abitazioni.

Le prime ad accorgersi di questo mutamento sono state le Compagnie di assicurazioni, infatti in città come Milano, la garanzia Eventi Naturali costa più del furto. Questo dato è interessante anche per chi fa della “sicurezza” una battaglia continua.

Quella del 2021 è stata l’estate più calda in Europa negli ultimi 30 anni, di 1 grado superiore alla media del periodo 1991 – 2020. In Europa l’estate di quest’anno ha superato di 0,1 gradi le precedenti estati più calde, quelle del 2010 e del 2018. A livello mondiale, agosto 2021 è stato il terzo agosto più caldo mai registrato superiore di poco più di 0,3 gradi rispetto alla media 1991-2020.

Il giugno del 2021 è stato il quarto più caldo dal 1991 nel mondo, il secondo in Europa e il più caldo in assoluto in Nord America. Luglio è stato il terzo mese per calore mai registrato al mondo in trent’anni, il secondo in Europa.

Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista Science, il riscaldamento globale può portare anche freddo estremo e nevicate eccezionali. Questo perché se l’Artico si riscalda, i vortici freddi di vento che girano sopra di esso si allungano, e finiscono sull’Asia e sull’America settentrionale, provocando ondate di gelo ed eventi invernali estremi. È quello che è successo, ad esempio, nel febbraio scorso, quando si sono verificate delle tempeste di neve eccezionali sul Texas, che hanno fatto decine di morti e lasciato quattro milioni di case e uffici senza corrente.

Il freddo eccezionale è spesso citato dai negazionisti come prova della sopravvalutazione del riscaldamento e basta poco per confutarlo.

Anche l’Agenda 2030, che ha come scopo uno sviluppo sostenibile, ha tra gli obiettivi la lotta ai cambiamenti climatici.

Il fatto che su questo tema si confrontino posizioni diverse, come sui vaccini, in cui prevalgono le certezze ideologiche su quelle scientifiche è l’aspetto più grave.

Dimenticare e sottovalutare le ragioni di quelle categorie sociali e di quei paesi che dovrebbero rinunciare allo sviluppo, è forse il pericolo più grande per una transizione ecologica che distribuisca i costi in maniera equa.

L’ecologismo radicale invece di avvicinare le persone a scelte più sostenibili, le può allontanare.

Come sostiene Michael Shellenberger, autore di “L’apocalisse può attendere. Errori e falsi allarmi dell’ecologismo radicale”, “l’umanesimo ambientale alla fine avrà la meglio sull’ambientalismo apocalittico, perché la stragrande maggioranza della popolazione mondiale tiene sia alla prosperità economica sia alla natura, perché vuole la natura insieme alla prosperità”.

Massimo Cingolani