giovedì 15 dicembre 2016

DOPO REFERENDUM


Il futuro di una sconfitta



Il risultato del referendum è indiscutibile. Alta partecipazione al voto, dato sempre e comunque positivo, risultato nettamente a favore del NO.

Da qui un’assunzione di responsabilità da parte del Presidente del Consiglio che, visto il ruolo diretto svolto nella stesura della riforma, ha ritenuto di rassegnare le proprie dimissioni (è in corso, mentre scrivo lunedì sera, l’incontro con il presidente Mattarella). Ma, come sempre, credo si debba fare lo sforzo di guardare un po’ più dentro un risultato e un po’ più in là delle prime reazioni.

Se infatti il confronto si è sempre più spostato su un SI o un NO al Governo (avendo fatto davvero numerosi incontri quasi sempre i contrari hanno usato questo argomento) e non certo il merito della riforma, è con quest’ottica che si deve guardare al risultato. Ed allora appare evidente che, con una partecipazione presumibilmente pari a quella di elezioni politiche, il PD di Renzi, praticamente in solitudine, ha raggiunto il 40% di voti.

Non sufficiente per approvare la riforma, non certo in linea con le speranze della vigilia, ma che si confronta con un 60% davvero difficile da catalogare ed analizzare. M5S, Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia fanno a gara nell’attribuirsi il merito del risultato. Gli strali di Grillo, Di Maio, e compagnia bella, i toni roboanti di Salvini, il ritorno di Berlusconi, con il coro dei D’Alema, Fassina ecc., sono li a dimostrarlo. Allora, al di là dei passaggi dei prossimi giorni, il Presidente Mattarella è una garanzia: bisogna guardare più in là, alle prossime elezioni, a come arrivarci e con chi.

Su una cosa non può esserci dubbio. Il PD ha futuro se è unito e se sa rappresentare quella novità che ha saputo trasmettere agli elettori nel momento della sua nascita. Non può avere al suo interno nostalgici del passato, professionisti del “fare minoranza”, autoreferenziati che con grande tranquillità assumono posizioni opposte rispetto le decisioni prese in direzioni e riunioni dei gruppi parlamentari. Certo che ci vuole capacità di dialogo, certo che c’è bisogno di saper includere, certo che c’è bisogno di generare alleanze, ma altrettanto certa è la necessità di lealtà e di rispetto delle regole di democrazia interna ad un partito. E’ in questo che si distingue la serietà e la responsabilità dall’opportunismo e dal puro personalismo, non nel senso di Maritain, ma di D’Alema.

Ora si dovrà garantire il necessario contributo per superare questo ennesima difficoltà, bisognerà farlo con la serietà e la consapevolezza di chi ha una radicata cultura di Governo, ma anche con l’accortezza di affrontare a testa alta e con la schiena dritta il confronto con chi, in alternativa a noi, concorrerà alla guida del Paese. Non possiamo farci logorare dalle responsabilità mentre altri ci sparano addosso.

Si accomodino al tavolo delle proposte, non a quello delle proteste. Sperimentino la differenza tra usare i problemi e provare a risolverli. Su questo, anche loro si misurino con il consenso! Alcuni di questi, Lega, lo ha già fatto, tutti ricordiamo come…
Gian Antonio GIRELLI
Pubblicato il 5 dicembre 2016 su BlogDem

lunedì 20 giugno 2016

ASSICURAZIONE E' CULTURA


Christo, il lago e i rischi.
Il 18 giugno sul lago di Iseo si è inaugurata un’opera d’arte, una installazione temporanea di un artista americano (anzi lui e la moglie Jeanne-Claude) divenuto celebre per una serie di interventi simili fin dalla fine degli anni ’60.
L’installazione sarà una passerella di 3 km sull’acqua che collega Sulzano con Monte Isola e l’isola di San Paolo percorsa da migliaia di persone.
La passerella può accogliere fino a 17.000 persone contemporaneamente.
Il costo dell’opera si aggira sui 15 milioni di euro e il costo sarà interamente coperto dall’artista che conta di recuperare le spese con la vendita dei disegni e delle opere. I visitatori non pagheranno alcun biglietto.
Questo modello di business è già stato ampiamente testato e pertanto non è un rischio per l’artista. Tutto il resto si.
Dal punto di vista assicurativo quindi la business interruption dell’evento è estremamente ridotta, anzi, paradossalmente, con condizioni climatiche avverse l’accesso al pubblico sarà chiuso e pertanto i rischi potrebbero addirittura essere minori.
Se si vanno a leggere le precauzioni e i sistemi di sicurezza adottati, si capisce che dietro esiste una perfetta macchina della gestione del rischio.
E questo non stupisce visto che la cultura assicurativa del paese di provenienza dell’artista.
Sulla passerella si cammina sono in centro: a 4 metri dal bordo.
La passerella è accessibile 24h con illuminazione notturna.
Ci saranno barche di appoggio ogni 15/20 metri.
120 guardiani che si alterneranno su tre turni.
Non si potrà accedere con biciclette, skateboard, pattini o simili.
Area navigabile interdetta nelle vicinanze (e i guardiani H24 avranno il loro da fare).
Gli aspetti assicurativi non sono pubblici ma scommetto che la copertura del rischio sarà di
una compagnia straniera (sarei felice di essere smentito).
Qui, quello che stupisce, è il perfetto connubio tra l’emozione che l’opera deve generare nel visitatore, la gestione della sicurezza, la gestione finanziaria e, vorrei aggiungere, gli aspetti assicurativi.
Visto l’attenzione e il rigore dichiarati, mi aspetterei una copertura dei danni all’opera, ai visitatori e ai beni paesaggistici a costi assolutamente sostenibili.
Dietro ad una opera così “eccezionale” (non inteso come giudizio personale ma come rarità) credo che in Italia non si sia mai potuto realizzare proprio per la scarsa cultura assicurativa.
Assicurare in Italia vuol dire pagare una polizza. All’estero assicurare vuol dire gestire i rischi.
Gli assicuratori entrano a far parte del gruppo di progetto che realizza l’opera, offrono suggerimenti e indicazioni anche in forma creativa (chi dice che gli assicuratori non possono essere creativi?).
Questo deve fare il vero assicuratore.
Il vero assicuratore non vende polizze auto: quello lo fa il sito web basandosi su tariffe create da un sistema informatico che si basa su dati storici.
Il vero assicuratore applica metodo, esperienza, informazioni e tantissimo “buon senso” assumendosi il rischio.
Il rischio nel vendere polizze auto non esiste (esiste il rischio finanziario di non generare abbastanza utile).
Il rischio nell’assicurare l’opera di Christo è ben presente ma con un approccio di risk management lo si può gestire.
Nell’immaginario collettivo l’assicuratore in Italia non esiste, anche se esistono esperti professionisti che svolgono questo affascinante mestiere, e la cultura assicurativa continua però a risentirne.
Un vero assicuratore consiglia come ridurre il costo della polizza, e il cliente evoluto accetta i consigli anche a costo di assumere guardiani, aggiungere barche, limitare il passaggio, evitare le ruote sui teli, il tutto però nel rispetto di un modello di business che deve stare in piedi: l’artista riuscirà a rientrare nei costi? ….magari si è assicurato.
Nicola CATTABENI Presidente UGARI

mercoledì 6 aprile 2016

AGENZIE SOSTITUITE DA CALL CENTER IN ALBANIA?


LA QUARTA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE È ALLE PORTE E PASSERÀ PER MILANO

Manca meno di un lustro alla prossima rivoluzione industriale. La prima a metà del XVIII secolo riguardava lo sviluppo tessile, metallurgico, del carbon fossile e l’energia a vapore. La seconda a fine XIX secolo con petrolio, elettricità e motore a scoppio portò poi alla fabbrica fordista e alla catena di montaggio. Negli anni ’70 del secolo scorso vi fu la rivoluzione informatica (fonte Wikipedia). Per il 2020, secondo i lavori del Worl Economic Forum di Davos, sarà la volta dell’Information Technology.

Sarà una svolta epocale, gran parte delle occupazioni, così come sono organizzate oggi scompariranno o si modificheranno completamente, ci saranno risparmi economici legati alla chiusura degli uffici tradizionali, in alcune imprese già si fanno contratti pilota di telelavoro. Ad esempio, Barilla ha introdotto per i propri dipendenti la possibilità di lavorare in modo flessibile, ovunque e in qualunque momento, grazie a nuovi strumenti di comunicazione digitali e inedite metodologie. Un successo per l’azienda e per le persone coinvolte, circa 1600, pari al 74% dei dipendenti totali e in maggioranza donne.

Secondo la relazione del WEF si lavorerà da casa o in centri di aggregazione autonomi, senza orario prestabilito, con ampia flessibilità. Tutto bello, forse. Le innovazioni tecnologiche stanno già rivoluzionando gli equilibri dell’economia. Persone che diventano “autisti” utilizzando piattaforme come Uber senza passare per aziende che selezionano e formano il personale, senza poter usufruire di servizi come assicurazione medica e di disoccupazione – fenomeno particolarmente diffuso negli Stati Uniti. Senza contare l’aspetto fiscale che rende difficile la tassazione nei paesi nei quali opera.

Questione che riguarda tutte le aziende globali che vendono beni o servizi attraverso il web. Un numero sempre più grande di esseri umani possono essere facilmente sostituiti da una macchina nel proprio posto di lavoro. Google è alla ricerca di un partner nell’industria automobilistica per costruire la sua prima auto senza conducente, mentre Toyota presenterà il suo modello iper-intelligente entro il 2020.

Milano sarà parte di questa rivoluzione, però se non regolata avremo uffici vuoti, anche su strada, ad esempio le agenzie di assicurazione, sostituite da call center delocalizzati in Albania, come già succede. Molti locali uso ufficio avranno un crollo del loro valore, in una città come Milano dove è diffusa anche la piccola proprietà immobiliare non sarà un problema da poco, si cercherà di facilitare il cambio d’uso o bisognerà ricorrere alla corruzione?

I negozi sfitti sono già un problema adesso, non si può pensare di sostituirli tutti con street food, non sempre piacevoli da avere sotto casa per orari e odori, oppure con centri massaggi. Le persone avranno più tempo per il tempo libero, la famiglia, ma come si potranno trasformare alcuni spazi in luoghi di associazione, con i regolamenti AST (fu ASL) che non permettono neanche di aprire un asilo dove serve.

Ci sarà più tempo anche per scambiare oggetti, è una delle suggestioni approfondite a Davos, ma come si regolamenteranno i mercatini tra privati senza che li gestisca il racket, come si eviterà che, come succede adesso a prestigiose borse scambio, dei negozianti si mascherino da collezionisti, magari attraverso un familiare prestanome, per non pagare le tasse?

Una nota positiva: dovrebbe diminuire il traffico veicolare. Problema che nessuna amministrazione è riuscita a risolvere. Nel 2020, data della ”rivoluzione” programmata sarà ancora in carica il sindaco eletto quest’anno. Sarà interessante sapere come vuole affrontarla.

Massimo Cingolani
6 aprile 2016

martedì 29 marzo 2016

TRE AMBITI DI UTILITA'


   ASSICURAZIONI INNOVATIVE PER IL PAESE



L’Assicuratore è attore di una solidarietà speciale: su misura, responsabile, che libera risorse.
La sua valutazione può dire del potenziale d’impresa (e del merito di credito), e la sua quotazione dice dello specifico livello di rischio. E, se non assicura? È meglio lasciar perdere: siamo di fronte ad azzardi.
È un investitore istituzionale che guarda lontano. Vuole preparare il terreno, le pre-condizioni per il nostro crescente rischiare (creare, innovare). Merita un forte ruolo e – quando mette in campo la Prevenzione – una fiscalità di vantaggio. Le priorità: Catastrofi naturali (per invertire il trend del degrado), Imprese (per vedere e sostenere quelle che meritano ed esportano) e Salute (per integrare e finanziare il sistema sanitario, e ridurre alla metà, e insieme Gestire con umanità, il rischio più duro: quello di non autosufficienza in età avanzata).

Il Governo può creare un tavolo di discussione, dare un indirizzo, chiedere un impegno di ruolo.

Obiettivo di questa nota è la collaborazione tra pubblico e privato in ambito di Sicurezza e Libertà personali. Per una relazione forte, uno scambio di ragioni, per obiettivi condivisi.
L’Assicuratore si orienta, oltre che ad assumere rischi misurati, anche a gestirli (favorire la Prevenzione dei danni). Perché i rischi crescono, in parallelo con le possibilità, a causa degli sviluppi della conoscenza e delle applicazioni tecniche, e per effetto delle concentrazioni di valori e dei nuovi spazi di libertà, creatività e decisioni (personali e organizzati).

In particolare, le libertà sono detonatore del rischio che, per certi aspetti e in diverse occasioni, si presenta come pericolo, ovvero è opaco e fuori controllo. La distinzione l'ha fatta Niklas Luhmann: rischio è processo consapevole e trasparente, probabilità, misura; pericolo è decisione subita o priva di misura. E pericolo è prossimo ad azzardo (tracotanza).
Ora, l'Assicuratore può assumere rischi (probabilità), non pericoli. Di fronte ai pericoli cerca di capire per ridurli a rischi. E non assicura azzardi. Ha rifiutato di assicurare progetti di perforazioni oceaniche e del Polo nord (in cerca di petrolio), e i progetti sono stati accantonati.
Mira 1° alla misura per poter assicurare, e 2° alla Prevenzione (ridurre la probabilità di danno) per pagare meno sinistri (aumentare il margine di guadagno).
È un attore di mercato che ha interesse a invertire il trend del degrado e a far crescere la sicurezza come safety (capacità di correre i rischi). Ed è investitore istituzionale disponibile anche a questo scopo, oltre che a garanzia degli assicurati. In Europa ha asset per circa 7.000 miliardi.
Realizza una forma di solidarietà personalizzata, pagata e responsabilizzante. La sua valutazione può dire del potenziale d’impresa (e del merito di credito) e la sua quotazione (il premio) è una sorta di misura sociale del rischio; un indicatore della probabilità di danni a beni e persone insita nei progetti e nelle decisioni. Esprime le attese e la fiducia condivise. Dovrebbe accompagnare tutti i progetti d’impresa economica e sociale.

Peraltro la solidarietà attiva, responsabile, è l’obiettivo (da cui nessuno può chiamarsi fuori) dell'intreccio normativo che, su indirizzo europeo, regola il rischiare. In particolare con:

- Il D.lgs. 231/01 (responsabilità nominalmente amministrativa, di fatto penale).

- Il D.lgs. 81/08 (sicurezza e salute nei luoghi di lavoro): obbliga a redigere un Documento di Valutazione (e Gestione) dei Rischi, pur con una logica che separa lavoro e impresa;

- La legge 68/15 (delitti contro l'ambiente).

Il contesto impegna tutti coloro che corrono rischi, o se ne occupano, a comportamenti attivi, virtuosi, relazionali. Pena l'assunzione di responsabilità. Valorizza e stressa – è evidente – il mestiere di assicuratore. Lo chiama a un grande sviluppo e a innovare l'offerta verso la Gestione dei rischi. L’ottica di Gestione (ben oltre la pura Assunzione del rischio) implica la Prevenzione. È un indirizzo che merita una sottolineatura politica e una fiscalità di vantaggio.
In quali particolari settori le Assicurazioni possono avere uno sviluppo utile? Tre ambiti:

1. CATASTROFI NATURALI. Terremoti, eruzioni vulcaniche, trombe d’aria, uragani, inondazioni, allagamenti, inquinamenti gravi: il Paese ha avuto 250 miliardi di euro di danni dal 1945. Può cambiare il modo di fare solidarietà dopo le catastrofi. Dalla ripartizione di risorse fiscali è giusto passare a una solidarietà attiva, responsabile, partecipata, pagata su misura di rischio, e capace di imporre il risanamento, il rispetto ambientale, un certo equilibrio.
Il tempo è maturo per un indirizzo nazionale che apra a progetti regionali e a una tassa più bassa su queste polizze. Potremmo anticipare gli eventi e fare qualche test con tre obiettivi:

1. la definizione di forme assicurative obbligatorie minime, anche come estensione di polizze in essere, con poche e semplici classi di rischio, e precisi criteri e percorsi / obiettivi di sicurezza;

2. la costituzione di un Fondo pubblico - privato che sostenga progetti di ricerca, informazione, segnalazione e risanamento, Prevenzione dei danni e Protezione di beni e persone. La Prevenzione riduce i costi del 40 - 50%. Così, tanto i cittadini quanto le Istituzioni e gli Assicuratori, hanno interesse ad attivare questo sistema. Un circolo virtuoso subito conveniente;

3. la definizione di procedure di Perizia dei danni. A L'Aquila hanno ridotto le richieste del 20%.
2. IMPRESE. È tema non eludibile. Da qui passerà una nuova immagine e legittimazione dei servizi assicurativi. La buona copertura d’impresa è oggi il risultato di una accurata Gestione dei rischi che può giungere a dare una Garanzia di fornitura (obbligazione di fare), a seguito di una attenta Valutazione di impianti, prodotti, progetti. Può evidenziare il potenziale aziendale e quindi il “merito di credito”. È aspetto decisivo perché le PMI (più del 50% del Pil e delle esportazioni) possano crescere. Diventa centrale la collaborazione tra assicurazioni e banche (rischi e finanziamenti). Per una crescita sana e selettiva: non sprecare risorse; aiutare chi può farcela.

Con la Gestione del rischio le compagnie stanno più vicino alle imprese e possono, ad esempio:

· contribuire alla stesura del Documento di valutazione dei rischi previsto dal D.lgs. 81/08;

· generalizzare le polizze All risks e superare l'illogico doppio elenco dei rischi – quelli compresi e quelli esclusi – delle polizze a rischi nominati (dove l’imprevisto e la lite sono quasi la regola);

· aprirsi alla Gestione e copertura dei rischi di Rete che rendono potenti le nostre PMI;

· sostenere meglio chi esporta con garanzie finanziarie (PMI) per i rischi d’insolvenza e “politici” sul breve termine. Le polizze Credito e Trasporti poi possono darsi un sistema di garanzie e controlli in porti, dogane e mercati (come fanno i Lloyd’s) che anticipi le contestazioni.

L'Assicurazione è dunque parte dei servizi alle attività (un punto debole del Paese) che formano l’imprescindibile sistema intelligente che accompagna nel mondo e rende competitive le imprese.
3. SALUTE. Altro tema vitale. Qui l’Assicuratore è nato per integrare il pubblico (lo diceva già Alfonso Desiata). Può mixare le tutele della Salute (consentire al cittadino di scegliere, in clinica o ospedale) e del Reddito: dalla capacità lavorativa alla autosufficienza in età avanzata (l’alto, tremendo rischio dei 60 - 70enni di oggi). Anche qui vince la logica di Gestione attiva dei rischi con tre elementi in bella evidenza: la Prevenzione come valore di base, lo scambio di informazioni come via maestra e la lunga durata delle polizze come garanzia di serietà e continuità.

Poniamo in evidenza due temi in particolare (che meritano una fiscalità di vantaggio):

· Le polizze Salute integrative del Servizio pubblico, che possono costare la metà delle attuali sostitutive, consentire molte scelte del cittadino, a partire dai tribolati tempi di ricovero, prevedere opportuni percorsi di Prevenzione (in specie per i giovanissimi) e aprire un mercato di massa. Queste polizze possono essere una sicura fonte di finanziamento, se il sistema sanitario (pubblico e privato) decide di lasciarsi valutare nel merito e non quasi solo nel comfort. Oggi l’offerta (di puri rimedi) conduce il gioco da monopolista chiuso e opaco. Assai poco relazionale. Anche nelle molte zone in cui è eccellente.

· Il rischio di “non autosufficienza” può essere ridotto del 50% con percorsi di Prevenzione e di Recupero. È un dato enorme che va valorizzato. Come? Favorendo il lancio della specifica polizza Cure di lunga durata (Ltc – Long term care) in ottica e come parte di una più ampia Gestione dello specifico rischio. Gestione che comprende – oltre alla periodica Valutazione e a percorsi di Prevenzione – anche forme innovative di Trattamento del danno, cioè della dipendenza: innanzitutto prevedendo terapie di Recupero (efficaci – lo ripetiamo – al 50%) e poi con innovative prestazioni di servizio. Ad esempio con Case di Autonomia e Relazione – CAR – che anticipano alla radice il problema, riducendo drasticamente un rischio che cresce di pari passo con la solitudine e la depressione.
Francesco BIZZOTTO




mercoledì 9 marzo 2016

ASSCURAZIONI: LA PREVENZIONE E' IN CAMPO

SOLVENCY II SIGNIFICA ANTICIPARE GLI EVENTI

Al Cineas del Politecnico di Milano Pierluigi Stefanini schiera il Gruppo Unipol e l’Assicuratore a favore della Gestione del rischio, dell’innovazione che anticipa gli eventi avversi. In economia, è la rivoluzione.

Il 2 marzo scorso si è tenuto, nell'Aula Magna del Politecnico di Milano, un incontro / dibattito organizzato dal presidente del Cineas Adolfo Bertani, con la partecipazione di Pierluigi Stefanini (presidente del Gruppo Unipol e vice-presidente di UnipolSai), Giorgio Basile (vice presidente Cineas – area imprese), Matteo Coppola(Boston Consulting) e un folto gruppo di risk manager e dirigenti di primo piano di molte compagnie e broker: tra cui Bertelle di AIG, Cele di Marsh, Casati di Zurich.

Obiettivo dell’incontro: favorire il dialogo tra Banche, Assicurazioni e Industrie sul terreno della Gestione dei rischi, per Prevenire i danni e contribuire alla definizione del Merito di credito bancario. Per una cultura del Rischio all'altezza del Paese.

Bertani vi ha molto insistito, appassionato come sempre fino alla battuta (... Io che sono "democratico", nonostante il nome).

Insomma, l'Europa (Solvency II) sta producendo sul mercato assicurativo i suoi effetti. Bellissimi.

E infatti nello stesso giorno la stampa di settore (Insurance Trade.it) riportava una significativa dichiarazione del presidente dell’Ivass, Salvatore Rossi, secondo cui occorre stimolare un profondo cambiamento culturale nel settore assicurativo. In particolare:“Il passaggio dall’approccio statico di Solvency I, basato su dati storici, a uno prospettico come quello di Solvency II è rivoluzionario”.

Sembra proprio che con la storia (le statistiche, le tariffe) non si vada lontani. Non si possano misurare i rischi del nostro tempo. Serve un approccio attento e vicino al soggetto del rischio; stare in buona relazione con lui, scambiare molte informazioni e contribuire al suo impegno per gestirlo. Solo così lo si può rendere misurato e quindi lo si può assicurare. Questa misura, peraltro, è ciò che serve al Paese. Il che non significa non studiare gli eventi, la storia.

Rossi si riferisce all'approccio di Bilancio e di sicurezza (capitalizzazione) delle compagnie. E non solo. È ovvio che se assumi una logica prospettica (e non statica) nel Bilancio, sei obbligato a osservare con la stessa logica i Rischi che sono alla base del tuo Bilancio. Altrimenti, che Bilancio fai?

Il dibattito è stato interessante. Centrato sulla necessità del Risk Management nelle imprese. Una funzione specialistica ben strutturata (Basile), seppur integrata con le attività produttive, con il business (Coppola), per non essere sempre in ritardo (Cele).

Una funzione strategica cui fa da sponda l’invito di Stefanini agli Assicuratori a tornare ai fondamentali del mestiere, a riscoprire lo specifico valore mutualistico e a riflettere sulle priorità: il cambiamento climatico e i rischi di Catastrofi naturali, propone.

Allora, Gestire i rischi significa anticipare gli eventi; creare spazio, governare e rendere possibile lo sviluppo sostenibile. Chi altro può avere questo ruolo positivo?

In questo senso la ricerca degli Assicuratori ha un sicuro ruolo sociale (Bertelle) che va riconosciuto. E il ritardo più grande? Il cambiamento climatico, ribadisce Casati.

Bertani ha insistito sulla esigenza di aperture al RM, coerenti e tra loro legate, da parte di Assicurazioni e Banche (queste, sono più in ritardo): per valutare, attraverso la lente dei rischi, l'impresa, la sua struttura (punti di forza e aree di crescita), il suo potenziale (al presente e in prospettiva); il Merito di credito.

E Stefanini ha sostenuto necessaria la collaborazione tra pubblico e privato sulla strada maestra della Prevenzione, della Gestione dei rischi. Per riscoprire un approccio e una cultura etica nel fare business. Un respiro, quello di Stefanini, concreto e politico a tutto tondo.

Le conclusioni. Bertani evidenzia che la domanda di RM formati è alta (4 - 5.000 per i prossimi anni). In molti ospedali il RM c'è solo sulla carta. In troppe facoltà l'insegnamento è assente (Medicina, ad esempio). Lamenta infine che mancano finanziamenti (Borse di studio) per consentire ai Giovani di frequentare i Master di RM. Occorre fare sistema con le pubbliche Istituzioni, ribadisce, per far crescere la cultura del rischio.

E Stefanini invita a chiedersi cosa possiamo fare insieme per il Paese. Sottolinea

il nostro ruolo di integrazione della Sanità pubblica (possiamo valorizzare i 30 miliardi annui spesi da privati cittadini) e l'esperienza in corso d'opera di UnipolSai con Cineas a Torino, per aiutare le PMI a prevenire le Catastrofi naturali.

E ricorda che il Governo Renzi ha stanziato 2,5 miliardi per la ricerca avanzata. Parliamone apertamente, dice. Le nostre idee (Gestire i rischi, anticipare gli eventi avversi con la Prevenzione, contribuire a dire del Merito di credito, governare, rendere misurato e sostenibile lo sviluppo economico) meritano di essere prese in considerazione.

Francesco Bizzotto 7 marzo 2016
 “Le modalità di calcolo del rischio, come sono state sinora definite dalla scienza e dalle istituzioni legali, collassano.” Ulrich Beck, La società del rischio, Carocci ‘00, p. 29

“Io credo […] alla forza inventiva dell’uomo e alla sua scaltrezza vitale, alla sua capacità di vedere, progettare, dominarsi, fare e seguire leggi. Egli inventerà anche degli strumenti contro ciò che proviene da lui medesimo.” Hans Jonas, Sull’orlo dell’abisso, G. Einaudi, ’00, p. 44

mercoledì 2 marzo 2016

OMICIDIO STRADALE


Finalmente la legge diventa realtà

“L’omicidio stradale finalmente diventa legge. Per troppi anni si è stati passivi di fronte alle stragi che si sono consumate, con tante vite spezzate, anche con mamme, bambini e giovani. Senza dimenticare le lesioni gravi e gravissime che hanno menomato e distrutto per sempre l’integrità fisica di migliaia di persone”. Lo dichiara il sen. Giuseppe Lumia, capogruppo Pd in commissione Giustizia intervenendo in aula in dichiarazione di voto sul voto di fiducia sul provvedimento. “Ben 5 passaggi tra Camera e Senato non lasciavano più spazio alla melina, al tentativo ogni volta di cambiare qualcosa – ha aggiunto – Il voto di fiducia ha rotto questo immobilismo che finalmente dà al nostro Paese uno strumento per colpire con severità i pirati della strada e chi si mette alla guida dell’automobile causando lesioni perché ubriaco, perché sotto effetto di droghe o perché si sono
violate le principali e più delicate norme del codice della strada”.
“Più rigore meno immobilismo – ha concluso Lumia – sono le scelte contenute in questa legge. E’ necessario un approccio integrato. Nessuno lo nasconde, anzi, sono già in fase di avvio gli strumenti della prevenzione, dei controlli, della manutenzione delle nostre strade e della messa in sicurezza delle automobili. Le associazioni delle vittime della strada hanno chiesto con forza che il Parlamento arrivasse a questo obiettivo. Oggi questa legge finalmente diventa realtà”.

lunedì 8 febbraio 2016

I FATTORI CHE INCOMBONO SULL'ECONOMIA MONDIALE


I sette nani dell’economia globale

La crisi non è finita, sette fattori incombono sull’economia mondiale secondo uno studio di Euler Hermes società del gruppo Allianz, sono i sette nani della crescita globale e più precisamente:
Pisolo, il commercio mondiale che aumenterà di poco. La diffusione della tecnologia e la crescita dei salari erodono i vantaggi competitivi dei paesi manifatturieri asiatici e dell’Europa centrale, il riequilibrio cinese, dall’industria ai servizi, riduce le opportunità di vendita per i fornitori di merci primarie e intermedie.

Brontolo, i mercati emergenti. Nel 2016 Brasile, Russia, Nigeria, Turchia e Sudafrica resteranno vulnerabili agli shock economici e alla volatilità del mercato.

Mammolo, i prezzi delle commodity. Il costo del petrolio basso sfavorendo gli esportatori netti rischia di mettere in crisi il modello di quei paesi nei quali finanze pubbliche e strategie valutarie si basano sulla quotazione del barile. Chi comprerà i grattacieli di Milano?

Eolo, i mercati finanziari. I mercati delle commodity in difficoltà aumenteranno la pressione sulle valute degli esportatori di materie prime, con possibili svalutazioni in Brasile, Cina, Russia, Turchia.

Gongolo, i consumi interni. Molti paesi adotteranno misure protezionistiche per stimolare i consumi domestici rispetto alle importazioni.

Dotto, la politica. In alcune importanti economie la politica fiscale sta cambiando in modo favorevole. Anche in Europa l’austerità fiscale dovrebbe finire.

Cucciolo, decisioni e rischi politici. Qui c’è l’imbarazzo della scelta, dal rischio Brexit,  alle sanzioni alla Russia, all’Iran, fino alle elezioni americane.

Non è citata Biancaneve, che non si sa dov’è e chi è, forse è la politica italiana che finalmente si fa sentire in Europa.

di Massimo Cingolani

mercoledì 27 gennaio 2016

CON I DEBOLI ANCHE PER IL REATO DI OMICIDIO STRADALE


SICUREZZA E LEGALITA' SIANO PATRIMONIO
DEL CENTROSINISTRA


Nei giorni scorsi è stato presentato il libro di Cristina Fiorentini: ”Difesa in Rosa – Tecniche di incolumità e sicurezza per le donne”, edito da De Vecchi. L’autrice è stata campionessa di judo femminile, è specializzata nel judo per bambini. Una delle sue iniziative particolarmente interessanti è stato il programma “Cintura Rosa” ideato per il Comune di Milano alcune anni fa. Obiettivo dell’opera, con oltre 350 fotografie, è fare della conoscenza e della pratica delle arti marziali uno strumento di prevenzione e di difesa al femminile.

La specialista fornisce i consigli per evitare e fronteggiare situazioni di pericolo nella vita di tutti i giorni, dall’ambito domestico, quali il pianerottolo, in ascensore, per le scale e nell’androne di casa, durante lo shopping, in auto e in strada o in un parcheggio, fino al tempo libero, nei luoghi pubblici come il parco o in discoteca. Per poi approfondire luoghi particolari come al bancomat, sui mezzi pubblici o in viaggio, la sera tardi.

Chiaramente queste tecniche non sono la soluzione al problema della violenza sulle donne, ma hanno comunque l’obiettivo di creare la presa di coscienza di sé e delle proprie capacità di gestione di situazioni di stress: la migliore autodifesa non è la ricerca dello scontro, ma la consapevolezza dei propri limiti ed evitare i rischi inutili. In un momento in cui una politica malata propone di regalare le pistole ai cittadini, la prospettiva della “Difesa in Rosa”, con la riappropriazione del proprio corpo attraverso “l’arte marziale” è la miglior scelta possibile.

C’è però un piccolo problema: alla presentazione del libro ha partecipato Prosperini, ex esponente del centrodestra, relegato all’oblio per vicende poco politiche, che ha commentato ed enfatizzato, peraltro in maniera non esagerata, il problema della sicurezza, in particolare per quanto riguarda le donne. Ma perché un rappresentante del centrosinistra neanche “si sogna” di intervenire a un evento del genere? Sinceramente è di difficile comprensione.

Probabilmente, per fattori di vecchia cultura, forse per l’aver passato troppo tempo all’opposizione, forse per aver cercato di giustificare e comprendere tutto ciò che era contro le regole sociali, per un politicamente corretto caricaturale, si stenta a capire che adesso il problema della sicurezza colpisce in particolare fasce deboli, come gli anziani, le donne in determinati momenti e luoghi, le periferie.

È la stessa logica che ha portato Sel e alcuni parlamentari del Pd a intervenire contro la proposta di legge per l’introduzione del reato di omicidio stradale, perché le risposte, cioè un aumento della pena a 12 anni, l’arresto immediato per l’omicidio e le lesioni gravissime, il prelievo coattivo di campioni biologici, erano “risposte emotive e demagogiche”, come se la repressione di un reato sia in sé un aspetto negativo. Di fronte alle obiezioni, poi il governo e stato costretto a ricorrere al rimedio di un maxiemendamento che è stato presentato dal ministro per i rapporti con il parlamento Boschi, sul quale ha posto la questione di fiducia.

Ora ci avviciniamo alla campagna elettorale, sarà bene che chi vincerà le primarie, ponga anche questo tema all’ordine del giorno, ma perché sicurezza e legalità, soprattutto per le fasce deboli, devono diventare patrimonio del centrosinistra.

 Massimo Cingolani