mercoledì 3 luglio 2013

Pagamento in contanti: se 1000 vi sembrano pochi!

Basta improvvisazioni, diamo certezza a imprese e consumatori. Non si modifichi nuovamente il limite. Non si coinvolga il settore assicurativo.


Facciamo appello al buon senso di Governo e Parlamento perché l’annuncio del sottosegretario allo Sviluppo economico Simona Vicari di voler per l’ennesima volta modificare il tetto all’impiego di contante nei pagamenti finisca per restare tale.
Sia per il metodo che per il merito. Infatti non solo sarebbe assurdo modificare per la sesta volta in 6 anni la soglia e sempre per valori diversi – dal 2007 ad oggi da 12.500 , 5.000, 12.500, 2500, 1.000 e ora forse 3.000 -, ma anche perché come sanno tutti quelli che vivono in questo Paese, gran parte del “nero” viaggia con transazioni in contanti.
Inoltre le argomentazioni in riferimento al settore assicurativo lasciano a dir poco meravigliati Senza pensare che gli italiani non possono comprare neanche una polizza vita senza usare carte o assegni».  Forse sarà utile ricordare che dal 2006 il Codice delle Assicurazioni  impone l’obbligo per gli intermediari di versare “su conto separato” i pagamenti di polizze, a garanzia degli assicurati e che per questo la "tracciabilità dei mezzi di pagamento" è di estrema importanza. Giova forse riportare le considerazioni fatte allora dall’Isvap in risposta alle obiezioni sull’art.47 del REGOLAMENTO n. 5 del 16 OTTOBRE 2006 CONCERNENTE LA DISCIPLINA DELL’ATTIVITA’ DI INTERMEDIAZIONE: “I limiti all’utilizzo del contante rispondono ad esigenze di maggior tutela del consumatore, in quanto consentono la tracciabilità delle operazioni effettuate; risultano, inoltre, compatibili con lo sviluppo raggiunto da mezzi di pagamento diversi dalla moneta e dalla diffusione dei depositi bancari e postali presso le famiglie italiane. Tale approccio, presente da tempo nel settore finanziario, è stato di recente confermato dalla legge 248/2006, con riguardo alle modalità di estinzione delle obbligazioni pecuniarie verso professionisti”.
E dato che in più di dieci anni il settore non ha messo in discussione la correttezza del Regolamento n.5, né per la presunta difficoltà nell’incassare i premi, né per la crescita della raccolta, che anzi nel vita sta registrando una netta ripresa, chiediamo di lasciare tranquilli assicurati e assicuratori.

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