lunedì 9 dicembre 2013

La grande responsabilità che tocca a Renzi e a tutti noi

Più che una vittoria, un trionfo. Se si somma poi al risultato, non banale, di Civati e, non nascondiamolo, alla delusione che le primarie hanno consegnato a Cuperlo, quella di Renzi è in assoluto la vittoria più importante e “politicamente” pesante che sia mai stata assegnata ad un leader del centrosinistra in Italia. Si somma la capacità di mobilitazione – i quasi 3 milioni di cittadine/i che si sono recati alle urne fanno arrossire le poche migliaia che hanno eletto Salvini e i non meglio precisati numeri che hanno incoronano altri leader – al risultato che segna la forte richiesta di CAMBIAMENTO.
Renzi ha ora una responsabilità enorme. Il suo successo può cambiare la storia del nostro Paese, il suo fallimento segnare la fine del PD come forza riformatrice della politica italiana. Dovrà riuscire nell’intento di caricare Letta di quella forza necessaria per imporre alcuni temi cari al centrosinistra fino ad ora impediti da FI e dalla sua corte di cortigiani e ballerine. Dovrà farlo con l’autorevolezza e la pazienza del Segretario del più grande Partito Italiano, che non soffre di gelosie, ma ha principalmente a cuore l’interesse della Nazione e dei cittadini. Dovrà farlo riuscendo a permettere al Governo di completare quel lavoro di “necessità” per il quale è nato, ma anche costruendo senza indugio l’alternativa futura che fra non molto dovremo presentare. Dovrà farlo riuscendo a trasmettere l’entusiasmo di questi giorni al prossimo appuntamento elettorale sia delle amministrative, sia, questo si davvero complicato, delle Europee. Proposte concrete, chiare e attuate è la strada obbligata che si trova di fronte. Aiutiamolo a farlo, rimessando le piccole certezze, i privilegi, le vecchie incrostazioni, che si nascondo dietro a molti suoi sostenitori, anche della prima ora. Se il passo deve cambiare, cambi per tutti, per davvero. E il primo segnale deve essere nel Partito e nelle Istituzioni. Basta elezioni con il “porcellum” nel PD, lo critichiamo e poi lo applichiamo! Quanti degli eletti nell’assemblea nazionale lo sarebbero con le preferenze? Basta con sedi centrali e funzionari costosi e del tutto inutili. Servono molto meno risorse, semplicemente vanno distribuite in periferia.
Il secondo riguarda le istituzioni. Sulle provincie ci si pronunci in modo chiaro e definitivo, senza rincorrere le velleità dei tanti aspiranti presidenti che molte volte in maniera grottescamente solitaria ne vaneggiano l’assoluta importanza. Sul Senato buona l’idea di una sua radicale trasformazione. E sui parlamentari, davvero interessante la palese NON rappresentatività manifestata da alcuni di loro in queste primarie, basta con i calati dall’alto e con gli impreparati, vecchi, nuovi, seminuovi o rigenerati che siano, competenza e consenso devono essere le loro caratteristiche!
Quante cose deve fare il nostro Renzi. Ha la freschezza e l’energia per porle e portarle avanti. Ha bisogno della forza di un intero partito che lo sostenga con convinzione per concretizzarle. Ricordando che in gioco non vi è la futura fortuna di una persona, ma l’attuazione di una speranza, di un’ambizione che in tanti inseguiamo da tempo.
Buon lavoro Segretario, per quel che riterrai opportuno, ci siamo!


Gian Antonio GIRELLI

martedì 29 ottobre 2013

Quando le regole cambiano, i costi aumentano.

RCA, IL PARLAMENTO LASCI PERDERE. NON FACCIA COME PENELOPE Oppure faccia una volta per tutte il suo vero lavoro dando linee guida chiare, coerenti con le norme europee e armonizzate con l’evoluzione in corso del sistema, dia maggior ruolo all’Ivass che ha dimostrato di avere tutte le sensibilità e competenze necessarie. Le compagnie assicurative si sono appena adeguate alle norme che impongono loro l’assorbimento dei costi della scatola nera, quando il Governo ora dice “vabbè, abbiamo scherzato”. O almeno questo sembra il senso delle dichiarazioni del sottosegretario Vicari al Corriere Economia del 28 ottobre. Eh, no! Con queste cose non si scherza. In un periodo di crisi, il continuo cambio delle regole non fa altro che aumentare i costi per l’adeguamento di processi, strumenti e organizzazione. Le decisioni erano già state prese dal governo precedente sostenuto dagli stessi partiti, ma non erano ancora operative: a questo governo si chiede solamente di completare queste regole, e non è poco! Si incominci a fare invece di disfare come una tela di Penelope e, da come saranno rese operative le regole, vedremo se ci saranno i risultati. Quanto fatto dal Governo Monti andava benissimo ma mancavano le regole, i famigerati decreti attuativi senza cui nessuna riforma produce effetti, che portassero a questi risultati: massima diffusione di una scatola nera in grado di contrastare le frodi (quindi dotata di GPS, connessione GPRS e accelerometro) e possibilità per il consumatore di confrontare le offerte definendo l’oggetto da confrontare (la polizza base) e lo strumento (preventivatore ISVAP). Invece si ricomincia tutto da capo in una trattativa che perde di vista l’unico attore che continua a rimetterci: il consumatore. Costo della scatola nera: è una banalissima legge di mercato che dice “il costo della tecnologia diminuisce con la sua diffusione”. L’unica vera alternativa potrebbe essere l’obbligo di installazione da parte delle case automobilistiche anche in ottica di direttiva europea sull’e-call. Intervento di indennizzo diretto: inutile in quanto si spingono le compagnie a utilizzare solo la leva del prezzo come vantaggio competitivo e non il concetto di servizio. L’impatto sul costo della RC sarebbe comunque irrisorio. Tre preventivi: troppe parole sono già state spese. E’ un intervento inutile se non addirittura dannoso per un cliente, cui si può fornire una informativa oggettiva e una visione completa dell’offerta assicurativa con la confrontabilità sul Tuopreventivatore Ivass. Si pensi invece a semplificare e sburocratizzare gli adempimenti contrattuali favorendo il ricorso alle nuove tecnologie ed eliminando lo spreco di carta! Confermiamo infine che la tabella sulle grandi invalidità è da fare perché è giusta, anche se ci rendiamo conto che per un parlamento zeppo di avvocati “una prova di forza” contro questa lobby non è facile.

mercoledì 23 ottobre 2013

RCA e Mediazione. Bene l'IVASS

Testare la Fiscalità di vantaggio, per Governare con più libertà e meno norme. La RCA è un servizio complesso. Ogni sinistro è un mondo a sé e la sua liquidazione è un pezzo unico, come nel jazz. E' ovvio che sia tra quelli che più pesano sull'apparato di Giustizia (300.000 cause pendenti). Tra il 21 marzo 2011 e il 31 dicembre 2012 è la materia su cui più è stata attivata la Conciliazione, pur in forma solo volontaria (il 20,5% di tutte le mediazioni effettuate). Lo dice Il Sole 24 Ore del 21 cm. Noi assicuratori dovremmo fare, di questa complessità e delicatezza, un'opportunità di crescita e sviluppo. C'è l'occasione. Nel maggio scorso l'IVASS ha scritto alle compagnie: in caso di disaccordo nella liquidazione dei sinistri - è l'invito -, favorite la Mediazione volontaria, ovvero la Conciliazione paritetica (in base alla nuova intesa tra Ania e Consumatori); e confermateci entro 60 giorni di aver preso iniziative di informazione all'utenza in occasione di liquidazioni, tramite internet e le reti agenziali e di liquidazione. Precisa e puntuale l'IVASS, come sempre. Siamo certi che le compagnie stanno lavorando. Gli strumenti ci sono. E la Mediazione o Conciliazione è meglio che sia di mercato, volontaria. Riteniamo che potremmo - appunto - non limitarci al rispetto formale delle indicazioni IVASS, ma farne occasione di servizio: mirare a sorprendere e soddisfare l'utente. E' ormai chiaro: la polizza in sé (garanzie e premio) non basta a convincere, e tra un po' andrà in automatico; il sinistro è un momento commerciale chiave; bisogna lavorarci sopra, con l'obiettivo di anticipare la domanda, differenziare l'offerta e farci apprezzare (far salire in modo naturale il premio). Oggi è così: la famiglia in difficoltà per la crisi deve poter trovare polizze a premi contenuti (200 /300 euro). Chi può spendere e ha esigenze sofisticate, deve trovare servizi innovativi, di alta qualità e di premio corrispondente. Sull'IVASS. Esprimiamo il nostro plauso per la puntualità e precisione delle sue iniziative. Che dire in termini critico / costruttivi? C'è da portare a termine una serie di cambiamenti messi in campo. E c'è da trovare una modalità di rapporto con l'offerta (le compagnie) che tenda meno alla muscolarità (alle norme) e più alla libertà. Come fare perché compagnie, agenti / broker e consulenti accolgano gli orientamenti dell'Istituto di vigilanza (del Governo)? Riteniamo si debba provare a mettere in campo l'arma numero uno del governo democratico: la fiscalità di vantaggio, concessa a precise scelte d'offerta. Tre esempi: la Scatola nera in auto, che consente molti servizi d'emergenza e funzionalità, e tronca alla radice ogni sospetto; il perito che interviene sul luogo dell'incidente, accerta la dinamica dell'incidente e, al 90%, lo chiude; il mediatore terzo - contrattualizzato - che agevola la liquidazione del restante 10% dei danni. Francesco BIZZOTTO

giovedì 17 ottobre 2013

IL NETWORK ASSICURATORI AL CONGRESSO PD

MENO CORRENTI, PIU' COMPETENTI. Il fenomeno politico nuovo è l'interesse di molti non iscritti al Pd per la sua prospettiva. Ne siamo testimoni quotidiani. Nonostante la poca credibilità del sistema dei partiti,il desiderio e la disponibilità a partecipare alla vita politica è oggi doppio rispetto ai mitici anni di fine '900 (llvo Diamanti). Una disponibilità - noi sottolineiamo - matura, competente, concreta, che non ha tempo da perdere e cerca confronti non episodici, non opportunisti. Che ha spirito critico, entusiasmo e passione per le idee e i progetti. E' una partecipazione che vale in sé (anche in termini di auto-finanziamento, perché fare politica così non costa niente) e che contrasta con una lunga prassi di politiche centraliste, fatte “annusando l'aria”, smozzicando pareri, scorrendo giornali e ascoltando lobby e amici. Soprattutto amici. Con un finanziamento pubblico e generoso. Prassi questa dei partiti chiusi, rituali, comandati, autoreferenziali e non contendibili, diretti tropo spesso da cooptati senza progettualità autonoma. La loro capacità di rappresentanza, che pure ha meriti storici, non regge e si sfilaccia da decenni. Oggi è pretesa insostenibile, per il differenziarsi e complicarsi della società, tutt'altro che omogenea. Basta pensare alla struttura sociale, al prevalere dei ceti sulle classi, al multi culturismo, a internet. Anche il Pd è malato: spesso non è in grado di suscitare passioni, ha un vago progetto di società e a volte appare o tecnocratico o prigioniero di impostazioni ideologiche. Nel Congresso del Pd è prioritario: 1° Discutere di rapporto con la società e di organizzazione, per aprirci all'ascolto e al contributo di molti. Dare spazio e potere alle competenze organizzate. Chi teme il confronto con chi lavora, fa impresa o professione, o è attivo per passione, si faccia da parte. Si ritiri. Vada a casa. Vogliamo un Pd che, certo, assuma responsabilità e subito chieda: "Cosa ne pensi?" "Ti piace?" 2° Dare al partito una forte, autorevole e autonoma struttura regionale, che possa rilanciare l'organizzazione e l'iniziativa politica, tanto orizzontale (i Circoli di città) quanto verticale (le competenze tematiche, le passioni). E' la trama di una rete che sappia stare vicino, governare e cambiare la società reale. A partire da noi. Un partito regionale forte di competenze e progetti; “un partito che fai tu”. Così il Pd potrà essere quel che deve: la casa di tutto il Centrosinistra, di tutti i progressisti. Chiediamo un luogo permanente d’incontro fra e con i portatori di progetti innovativi, per dare ai dirigenti politici gli elementi di conoscenza utili ad assumere decisioni. Vogliamo costruire una rete di competenti nei vari settori dell’attività economica e sociale. E chiediamo che a questa rete sia garantita la possibilità di confronto con i rappresentanti nelle Istituzioni. È necessario realizzare iniziative che diano ai cittadini (soprattutto ai giovani) la possibilità di impegnarsi in prima persona, di sentirsi utili e coinvolti. L'uso intelligente delle nuove tecnologie e dei social network deve divenire normale. Un modello importante per l'attività politica regionale del Partito Democratico dovrebbe essere quello dei circoli tematici, da affiancare ai tradizionali circoli territoriali. Serve una organizzazione di base in cui possono partecipare, con pari dignità, iscritti ed elettori del Partito Democratico, per favorire la ideazione e circolazione di progetti. Va ritrovato lo spirito civico della libera scelta di organizzarsi e dare indicazioni e contributi agli organi decisionali. Vogliamo che non resti inascoltato il contributo di tanti democratici che hanno visto nel PD l'organizzazione riformista moderna, capace di saldare idealità e concretezza. Un partito che, così, può essere finanziato dai cittadini e non dallo Stato. Non vogliamo un Pd nazionale frammentato, debole, spaccato, ma un Pd di coraggio, con un leader che guardi avanti, molli “l'ammoina” (il confuso affaccendarsi) di oggi, faccia sintesi, squadra e consenso (perché vincere è fondamentale), circondato e aiutato da un gruppo compatto di segretari regionali veri. Così si eliminano le correnti. (Francesco Bizzotto, Nicola Cattabeni, Massimo Cingolani, Emiliano Ortelli, Gianfranco Pascazio, Francesco Procopio, Giuseppe Russo, Radames Viola)

martedì 17 settembre 2013

La nomina dei consiglieri COVIP

PERCHE' NON TORNARE AL PROGETTO INIZIALE ? L’istituto per la vigilanza sui fondi pensione (Covip), che ha il compito di garantire ed assicurare la trasparenza e la correttezza nella gestione e nell'amministrazione dei fondi pensione è senza consiglio da oltre otto mesi né si ha notizia di nomina imminente dei due consiglieri (su tre) necessari a ricostituire il comitato esecutivo. A questo punto non converrebbe affidare anche la vigilanza dei fondi pensione alla Banca d'Italia sul modello Ivass? Così era previsto dal progetto iniziale di riforma, poi modificato anche per pressioni lobbistiche e sindacali. Si realizzerebbero due obiettivi utili al paese: riduzione di costi e unificazione della tutela del risparmio in qualsiasi forma gestito.

mercoledì 4 settembre 2013

Il taglio delle detrazioni sulle polizze vita

Un pessimo segnale di iniquità
Sono totalmente condivisibili le giuste reazioni di indignazione verso un provvedimento che penalizza i comportamenti virtuosi dei cittadini previdenti; provvedimento ancor più odioso se coniugato allo scopo per cui si tagliano le detrazioni sulle polizze vita e infortuni, cioè eliminare la prima rata Imu anche a chi potrebbe pagarla senza difficoltà, e alla scelta concomitante di tagliare altre spese importanti... oltre a ridurre la multa ai gestori di giochi d’azzardo! Ci auguriamo che si tratti di un infortunio dovuto alla tensione e alle pressioni politiche del momento, cui si possa porre rimedio nel prossimo documento programmatico di governo per il 2014, perché se si continuasse a usare ancora così maldestramente il “cacciavite” si causerebbero solo danni per la collettività.  

lunedì 26 agosto 2013

ausiliari del traffico per gli incidenti stradali: una idea stravagante da bocciare

MENO COSTOSA LA SCATOLA NERA PER TUTTI.
Il governo starebbe  introducendo una nuova figura, quella degli “ausiliari del traffico per gli incidenti stradali” da affidare a società private.
Se lo scopo è quello di ridurre i costi dello Stato per dirimere le liti in caso di incidente stradale senza danni fisici, la soluzione di gran lunga meno costosa e pronta all’attuazione c’è già: la “scatola nera”, un dispositivo che rileva la posizione del veicolo e la sua velocità momento per momento, consentendo di ricostruire oggettivamente la dinamica dell’urto, e quindi le responsabilità.
Chi si oppone a questa soluzione in genere si appella al rischio per la “privacy”, omettendo di ricordare che già oggi in un normale tragitto casa lavoro siamo “tracciati” da una miriade di telecamere pubbliche e private, senza che vi siano proteste di sorta.
Le compagnie di assicurazione inoltre sostengono che i costi sarebbero eccessivi. Ma è proprio così? Ci permettiamo di dubitare, soprattutto se si valuta l’effetto altamente deterrente che la scatola nera può avere sulle truffe. Il sottobosco malavitoso che campa sulle truffe alle assicurazioni, che poi scaricano i costi sulle tariffe, potrebbe ridursi a fenomeno marginale, con recupero di redditività a compensazione del costo del dispositivo.

venerdì 26 luglio 2013

all’origine del caso Ligresti:

Il mancato riordino della vigilanza su risparmio e assicurazioni
Istituti pagati dai cittadini per tutelare gli interessi di pochi
Dopo l’accelerazione improvvisa dell’affare Ligresti le migliori firme del giornalismo, opinionisti ed esperti economici si sono scatenati all’unisono nella denuncia dei vizi del capitalismo di relazione, scoprendo la famelica voracità di rampolli e famigli.
Siamo come sorpresi della nostra sorpresa: eravamo abituati alla regola per cui più la fai grossa e meno sei pizzicato.  E che l'abbiano fatta grossa lo sappiamo dal primo giorno.
Basta soffermarsi sulle vicende dell’ultimo decennio per verificare come tutti sapessero e tutti lasciassero correre, anzi ritenessero la storia esemplare di quel modo di fare impresa che ha contraddistinto il salotto buono della finanza nazionale.
Dopo l’acquisto di Fondiaria nel 2002 da parte di Sai senza obbligo di OPA, alla faccia degli azionisti di minoranza,  nel decennio trascorso gli amministratori oggi agli arresti hanno cumulato posti nei cda di svariate aziende di primaria grandezza a partire da Mediobanca e ruoli decisionali nelle principali associazioni di categoria a partire dall’Ania, contribuendo a determinarne gli orientamenti fortemente protezionistici e di chiusura al mercato, specialmente nella Rca.
Il mondo finanziario ora tace e non accenna neanche al leit motiv  del “a mia insaputa” tanto di moda.
La verità è che l’anomalia Ligresti è l’emblema dell’opacità del nostro sistema finanziario affaristico e di relazione, che ha goduto della protezione di un sistema di controllo piegato a logiche di parte.
In un contesto dove il merito non conta nulla rispetto all’appartenenza,  in cui  le doti imprenditoriali non si misurano in relazione ai risultati.
Ci auguriamo non ci siano altri riflessi sul gruppo Fonsai già duramente colpito e sull’operazione industriale di un salvataggio con obiettivi apprezzabili e condivisibili.
Si proceda però più speditamente allo scioglimento di intrecci e relazioni fra le istituzioni finanziarie garanti più dei ruoli di potere che del mercato. Tutti dichiarano di volerli risolvere, ma con molta calma.  Nel frattempo il groviglio di partecipazioni del capitalismo di relazione vive e lotta contro il cambiamento. 
Si colga dunque l’ampia condivisione di analisi per mettere mano alla razionalizzazione delle molteplici autorità di controllo, badando soprattutto a garantirne l’indipendenza e l’autorevolezza, nell’ottica evolutiva  delle analoghe istituzioni comunitarie. Si proceda con l’indirizzo adottato nella riorganizzazione dell’Ivass.  
Le regole ci sono e saranno ancor più stringenti con l’avanzare dell’integrazione comunitaria, ma senza la volontà di applicarle e farle rispettare il caso Ligresti non sarà l’ultimo.
Un deciso intervento di Parlamento e Governo in materia di razionalizzazione delle autority è auspicabile per ridare fiducia al mercato, per far riscoprire e valorizzare capacità e competenze che sono prevalenti negli operatori e nel management del settore assicurativo e costituiscono la base per la ripresa del Paese.  

mercoledì 24 luglio 2013

RCA tabella Invalidità Permanente dal 10% >

Tabella nazionale delle Invalidità Permanenti gravi nella RC Auto:
sì, in una logica di sistema per risanare, rispettare, crescere

Molti passi in avanti sono stati fatti con il dialogo tra le parti delle società e del mercato, mentre rimangono posizioni di contrarietà e di incertezza che vanno valutate, ma che non devono bloccare il cambiamento.

Come per la Conciliazione, che peraltro ci riguarda molto da vicino,  proviamoci: facciamo un test. Diamoci tempo un paio d'anni e poi verifichiamo. La democrazia nelle società complesse vive ed è credibile se sa darsi metodi di decisione veloci e aperti. La  democrazia vince se è deliberativa. Discutere apertamente e decidere, lasciando spazio per le verifiche.

La tabella dunque s'ha da fare. Perché mette limite e ordine nella definizione dei capi d'indennizzo e del loro valore, e perché pone un freno alla sfrenatezza delle liti. La tabella sulle grandi invalidità dunque, si fa perché è giusta.

Eppure non si può procedere a bocconi. Serve avere l'occhio sul sistema. Agire con una rispettosa logica di sistema. Nessuno deve forzare la mano secondo interesse: sostenere ciò che gli fa comodo, ostacolare il resto.

Dato l'obbligo ad assicurarsi che condiziona il mercato, si richiede alle compagnie una sola cosa: che con le loro offerte sappiano soddisfare le articolate esigenze dei cittadini interessati.

Allora, mentre diamo atto alle compagnie di un positivo rapporto con l'Ivass e di un cambio di passo nel contrasto alle frodi e alle lievitazioni improprie dei sinistri, chiediamo loro di essere più disponibili rispetto al tema della confrontabilità delle polizze (quotare in trasparenza un unico testo base), e rispetto al tema Scatola nera. Questo dispositivo, che sarebbe bene fosse installato direttamente dal costruttore come sostiene anche l'Ania, è troppo importante in questa fase caotica. Le compagnie, come previsto dalla nuova norma di legge, devono attrezzarsi a predisporre nei loro listini anche la polizza con Scatola nera, assegnando a queste polizze uno sconto significativo e premiante. Va premiata la disponibilità dell'automobilista a rendersi a sua volta trasparente. E va rispettata la famiglia in difficoltà per la crisi.

Gli scopi della riforma e della tabella in questione ci sembrano identici: migliorare l'immagine e aprire allo sviluppo del mercato assicurativo, che è in ritardo e di cui i cittadini che cercano nuove sicurezze e si muovono con nuove libertà (nuovi rischi) hanno grande bisogno. C'è una forte domanda, espressa e latente, insoddisfatta. Il Paese ha bisogno di Assicuratori coraggiosi, saldi e innovatori. Nella RCA e ben oltre.

Gli obiettivi della riforma di sistema della RC Auto possiamo così riassumerli:
  1. bonificare il mercato (frodi, lievitazioni, auto scoperte, opacità d'offerta);
  2. personalizzare la tariffa RCA e unificarla dal Nord a Sud del Paese;
  3. rispettare le famiglie in difficoltà (per loro una tariffa al 50%!);
  4. avvicinare il servizio agli standard europei;
  5. sviluppare i molti altri servizi per le imprese e le famiglie.
Al Governo chiediamo di procedere con decisione sulla rotta tracciata.
Il previsto nuovo passaggio in Commissione parlamentare non comporti ritardi nella definizione della Tabella e della riforma.

Suggeriamo inoltre alla Commissione parlamentare di valutare, ascoltando anche il parere dell’ IVASS, di cui si apprezza la ritrovata credibilità, l'opportunità di istituire una conciliazione obbligatoria specifica per la RCA (le cui liti intasano il sistema giudiziario) e un sistema terzo di ricorrente misurazione della soddisfazione dell'utenza rispetto a questo importante servizio.

mercoledì 17 luglio 2013

I punti del Network (5)

Il registro unico e il valore della distribuzione
5. L'EVOLUZIONE DELLA DISTRIBUZIONE ASSICURATIVAIl presidente dell’ANIA Minucci, nella sua relazione annuale, ha confermato l’importante ruolo dell’intermediario nei confronti del consumatore.
Non possiamo che confermare il valore aggiunto che l’intermediario può svolgere nella scelta della corretta e adeguata copertura assicurativa realizzata sull’analisi dei bisogni individuali.
Questo anche alla luce della Imd2,la nuova direttiva che sarà approvata dal parlamento europeo sull'intermediazione assicurativa.
Tale normativa,che dovrà  essere recepita dai vari stati membri, con anche un minimo di flessibilità normativa per tutelare eventuali specificità nazionali, ha come obiettivo una maggiore trasparenza e concorrenza nel settore.
L’equazione “assicurazione italiana=RC auto” deve essere superata.
Se gli intermediari si limitano a offrire la propria professionalità nella scelta della “rinuncia alla rivalsa” o nella “guida esclusiva”, il mercato assicurativo non potrà mai evolvere.
Minucci recita: “Per contrastare tale tendenza, c’è una sola strada: offrire un servizio di ancora più elevata qualità e specializzazione, a un numero maggiore di clienti”.
Ma non è con il settore Auto che si offre “qualità e specializzazione”.
L’assicurazione per i veicoli è diventata una commodity e questo non può essere contrastato: “se non lo puoi contrastare, ti conviene gestirlo”.
In questo le Compagnie e le reti agenziali devono ancora evolvere, le recenti innovazioni relative alla Home insurance e il testo base vanno in quella direzione:
·        avere un archivio elettronico in cui sono raccolte tutte le polizze è prima di tutto “servizio”, non “disintermediazione”
·        Avere un testo base per la RC Auto è prima di tutto “trasparenza”, non “disintermediazione”

Inoltre queste nuove disposizioni non sono ancora operative, pertanto non è ancora possibile “tirare le somme” e fare previsioni.
Sicuramente porteranno ad una “forzata evoluzione” di qualche agenzia, ma è lo scotto da pagare se vogliamo una crescita complessiva del settore.
Il detto relativo alla “botte piena e la moglie ubriaca” è sempre attuale.

Invece di contrastare l’evoluzione è necessario capire dove intervenire per correggere le anomalie del mercato italiano legato ad una struttura distributiva particolare dove, senza mettere in dubbio l’interesse prioritario del consumatore:
·        l’intermediario fedele alla Compagnia viene privilegiato rispetto all’intermediario fedele al cliente;
·        il guadagno dell’intermediario è legato alla quantità e non alla qualità.

Avere il registro degli agenti separato dai broker non ha più alcun senso se non quello di continuare ad alimentare questa anomalia.
È necessario avere un unico registro degli intermediari, i quali saranno liberi di scegliere con quante e quali compagnie lavorare e questo dovrà essere chiaramente dichiarato al consumatore.
La remunerazione provvigionale non tutela l’interesse del consumatore e non incentiva l’intermediario a far leva sulla propria professionalità.
La remunerazione dell’intermediario deve essere valorizzata e non deve essere legata al valore economico della polizza: il valore della propria professionalità va conquistato.
Sarà il consumatore che deciderà quanto corrispondere all’intermediario per il suo operato tramite un mark-up che il venditore stabilisce in accordo con il consumatore.
In questo modo i ruoli e le responsabilità sono separate a tutela di un processo di vendita più trasparente:
·        la compagnia stabilisce il costo “assicurativo” della polizza;
·        l’intermediario offre la consulenza
·        il consumatore paga il rischio alla compagnia e la consulenza all’intermediario

mercoledì 10 luglio 2013

I punti del Network (4).

Proseguiamo la riflessione su i punti salienti per un possibile programma di governo che coinvolga il settore.
4.  PREVIDENZA. Va riscoperto il suo tondo significato. Mixare le tutele dei rischi Salute e capacità di Reddito. Aprire alla tutela dell'Occupazione e dell'Autosufficienza in età avanzata. Ben oltre le logiche finanziarie e le trite formule del XIX secolo. Tornare alla logica assicurativa (dice bene Mario Greco) per continuare ad attrarre Risparmio.
Riteniamo giunto il momento dimettere mano a un  sistema pensionistico, sanitario e assistenziale integrato pubblico - privato capace di una visione unitaria del tempo di vita delle persone, un sistema anche fiscalmente più coerente.
Si tratta di:
·        assicurare la possibilità di personalizzare la cura della Salute (integrando, non sostituendo – come è oggi – il servizio pubblico);
·        tutelare il Reddito della famiglia nei rischi della Salute (inabilità, invalidità) e del Lavoro (perdita dell'occupazione);
·        tutelare l'Autosufficienza in età avanzata.
Molti aspetti sono da approfondire. Due in particolare: la Previdenza richiama a info e percorsi di Prevenzione, e qui l'assicuratore ha anticipato il legislatore; le garanzie devono avere una adeguata durata (la polizza / promessa deve accompagnare il rischio). La durata breve in sé è un non senso.
Il privato deve mettere le proprie competenze a disposizione del pubblico. Dove non c’è concorrenza non c’è servizio: la Sanità pubblica è una lobby di potere non più in grado di garantire un servizio a costi controllati.
In un nuovo modello di Sanità il cittadino deve poter scegliere il proprio “fornitore di salute” e le istituzioni devono vigilare sugli standard minimi di qualità.
Prendendo esempio dai partner europei abbiamo il vantaggio di poter analizzare pregi e difetti di vari modelli: da quello tedesco a quello francese o olandese.
E il risparmio ottenuto potrebbe essere re-investito nella ricerca!
Se questo obiettivo sembra troppo ambizioso è possibile procedere un passo alla volta.
Sostenere le coperture sanitarie private riducendo il carico fiscale porterebbe ad una maggior diffusione di tali coperture liberando le strutture pubbliche da un carico eccessivo. Se ad es. le aziende con più di 10 dipendenti  fossero incoraggiate a provvedere ad una polizza sanitaria integrativa per i dipendenti, la Sanità pubblica sarebbe alleggerita  nella spesa per 8 milioni di persone (il 74% dei dipendenti privati) che avrebbero la possibilità di rivolgersi a strutture private per gran parte delle prestazioni sanitarie.
Questa soluzione porterebbe a notevoli vantaggi:
·        per i dipendenti che possono scegliere il servizio;
·        per la sanità privata dove una maggiore domanda creerebbe nuovi posti di lavoro;
·        per la sanità pubblica che potrebbe concentrare le risorse su un numero inferiore di cittadini, soprattutto i più malati e i meno abbienti;
·        per i cittadini che potrebbero vedere migliorare il servizio pubblico, anche con maggiori risorse per la ricerca;
·        per le aziende che fornirebbero un servizio ad alto valore aggiunto al proprio dipendente.
Anche per la non autosufficienza è indispensabile prevedere un analogo intervento volto a incentivare l’inserimento della copertura nei contratti collettivi dei dipendenti e per gli ordini professionali, per consentire allo Stato di far fronte all’ invecchiamento della popolazione senza scaricare interamente i costi  sulle singole famiglie o, peggio, lasciando naufragare nell’indigenza e marginalità migliaia di anziani.
Anche per la non autosufficienza è indispensabile prevedere un analogo intervento volto a incentivare l’inserimento della copertura nei contratti collettivi dei dipendenti e per gli ordini professionali, per consentire allo Stato di far fronte all’ineluttabile invecchiamento della popolazione senza scaricare interamente il costo  sulle singole famiglie o, peggio, lasciando naufragare nell’indigenza e marginalità molti anziani.

mercoledì 3 luglio 2013

Pagamento in contanti: se 1000 vi sembrano pochi!

Basta improvvisazioni, diamo certezza a imprese e consumatori. Non si modifichi nuovamente il limite. Non si coinvolga il settore assicurativo.


Facciamo appello al buon senso di Governo e Parlamento perché l’annuncio del sottosegretario allo Sviluppo economico Simona Vicari di voler per l’ennesima volta modificare il tetto all’impiego di contante nei pagamenti finisca per restare tale.
Sia per il metodo che per il merito. Infatti non solo sarebbe assurdo modificare per la sesta volta in 6 anni la soglia e sempre per valori diversi – dal 2007 ad oggi da 12.500 , 5.000, 12.500, 2500, 1.000 e ora forse 3.000 -, ma anche perché come sanno tutti quelli che vivono in questo Paese, gran parte del “nero” viaggia con transazioni in contanti.
Inoltre le argomentazioni in riferimento al settore assicurativo lasciano a dir poco meravigliati Senza pensare che gli italiani non possono comprare neanche una polizza vita senza usare carte o assegni».  Forse sarà utile ricordare che dal 2006 il Codice delle Assicurazioni  impone l’obbligo per gli intermediari di versare “su conto separato” i pagamenti di polizze, a garanzia degli assicurati e che per questo la "tracciabilità dei mezzi di pagamento" è di estrema importanza. Giova forse riportare le considerazioni fatte allora dall’Isvap in risposta alle obiezioni sull’art.47 del REGOLAMENTO n. 5 del 16 OTTOBRE 2006 CONCERNENTE LA DISCIPLINA DELL’ATTIVITA’ DI INTERMEDIAZIONE: “I limiti all’utilizzo del contante rispondono ad esigenze di maggior tutela del consumatore, in quanto consentono la tracciabilità delle operazioni effettuate; risultano, inoltre, compatibili con lo sviluppo raggiunto da mezzi di pagamento diversi dalla moneta e dalla diffusione dei depositi bancari e postali presso le famiglie italiane. Tale approccio, presente da tempo nel settore finanziario, è stato di recente confermato dalla legge 248/2006, con riguardo alle modalità di estinzione delle obbligazioni pecuniarie verso professionisti”.
E dato che in più di dieci anni il settore non ha messo in discussione la correttezza del Regolamento n.5, né per la presunta difficoltà nell’incassare i premi, né per la crescita della raccolta, che anzi nel vita sta registrando una netta ripresa, chiediamo di lasciare tranquilli assicurati e assicuratori.

martedì 2 luglio 2013

I punti del network (3)

Riprendiamo a ragionare sui temi in evidenza per il contributo del settore assicurativo  alla ripresa economica.
3.IMPRESE E PROFESSIONI. Sono temi che anche Ania mette in evidenza. Le indagini di mercato hanno confermato un nesso quasi ovvio: “Le imprese dotate di coperture assicurative ottengono più facilmente, e a condizioni migliori, credito dalle banche”. Questa cultura del rischio deve essere promossa e alimentata: per le grandi imprese ma, soprattutto, per le PMI. Occorre lavorare su questo fronte: definire una sorta di certificato del rischio puro d'impresa, lasciando alla banca il solo rischio imprenditoriale. E non basta. Le compagnie devono stare più vicino alle imprese e innovare con coraggio:
ñ nella Gestione dei rischi puri (una prateria di servizi, abbiamo detto, di cui la polizza alla fine è come la ciliegia sulla bella torta). Non lasciare sole le PMI nelle sabbie del D.lgs. 81/08;
ñ nelle forme di polizza: far posto con decisione alle All risk, che superano l'illogico del doppio elenco dei rischi (quelli compresi e quelli esclusi). Il non previsto, qui è quasi regola;
ñ nella gestione e copertura di particolari rischi: quelli di rete (le associazioni che rendono potenti le nostre PMI) e quelli di esportazione e internazionalizzazione.

Due esempi.
In positivo: sulla RC dei medici, il documento dell'Ania dice che occorre “introdurre una più accurata e rigorosa gestione del rischio negli ospedali”. Parole che sottoscriviamo.
In negativo: le polizze Credito e Trasporti, se rimangono sole sono un gruviera. Senza un sistema di garanzie e controlli che le accompagni nei mercati, la facile contestazione del prodotto o della documentazione le rende inattive (la polizza sospende la promessa e lascia solo l'imprenditore), a incominciare dalla traduzione in inglese dei testi di polizza.
Dare supporto alle imprese che si orientano ai nuovi mercati è vitale per il Paese: nella sola Cina il ceto medio che ama il made in Italy è oggi di 230 milioni di persone. Tra dieci anni sarà di 630.
L'assicuratore merita e può essere alla testa dei moderni servizi alle attività, che sono un punto debole del nostro Paese. Questi servizi devono – dice Aldo Bonomi su Il Sole 24 Ore del 26 maggio scorso – “costituire il tessuto di intelligenza collettiva capace di accompagnare il capitalismo manifatturiero all'economia della conoscenza.” Per un'economia compatibile in rete con il Paese.

Infine non possiamo che condividere la conclusione del presidente dell’Ivass Salvatore Rossi alla sua recente relazione annuale: Per le nostre assicurazioni, investitori dalla veduta lunga, giocare un maggior ruolo nel finanziamento dell’economia, in particolare negli investimenti di lungo periodo e nella capitalizzazione delle imprese, vorrà dire mutare la composizione dei propri attivi a favore di strumenti privati di cui sarà più complesso valutare la rischiosità. Occorreranno idonei presidi organizzativi.”  
Si pensi ad esempio che il 69,1% degli investimenti del patrimonio dei nostri Fondi pensione integrativi (ca.77miliardi) viene attualmente investito fuori dal nostro paese e, a fronte del 30% in titoli di stato italiani,  solo lo 0,9% (600 milioni) è destinato a capitalizzazione di imprese nazionali.  Qualche possibile margine di manovra può essere trovato, a patto che sia ferma la condizione prioritaria di salvaguardare i diritti degli assicurati.

martedì 25 giugno 2013

i punti del network (2).

Riprendendo la riflessione sui punti salienti per un possibile programma di governo che coinvolga il settore, proponiamo un tema non più eludibile dopo vent’anni di dibattiti e di passerelle istituzionali sui luoghi dei disastri, sempre più imbarazzanti. L’80% dei nostri comuni è a rischio idrogeologico, il 70% è in zona sismica. L’80% degli italiani è proprietario dell’abitazione in cui risiede. Lo Stato, per usare un eufemismo, scarseggia di mezzi e, ad ogni disastro da calamità naturale, deve inventarsi nuove tasse per reperire i soldi per far fronte a una ineluttabile quotidianità che si ostina a definire “emergenza”.

2.CATASTROFI NATURALI. Terremoti, alluvioni, inondazioni, frane, eruzioni vulcaniche, uragani: il Paese ha avuto 245 miliardi di danni, dal 1945. Ora, dar la colpa alla natura e al caso è ancora possibile? Fare solidarietà dopo le catastrofi è giusto. Deve cambiare il modo di farla. Dalla solidarietà semplice, che ripartisce risorse fiscali, è giusto passare a una solidarietà attiva, responsabile, partecipata, su misura del rischio corso. Spesso le regole di prevenzione e protezione degli assicuratori sono divenute standard accettati (ad esempio nel trasporto marittimo e di valori). Auspichiamo che accada, oltre che per le perforazioni oceaniche, anche per le Catastrofi naturali.
Quante L’Aquila, quante Emilia e basso mantovano sono necessarie perché il Governo prenda in mano la situazione e si pre-occupi dei propri cittadini?
Molti paesi europei si sono già attrezzati: anche la Turchia ha sviluppato un sistema di tutela del territorio che coinvolge il mondo assicurativo.
Ci sono vari studi (Guy Carpenter, ANIA, ANRA) che hanno già individuato i pro e i contro dei modelli francese, inglese, spagnolo, ungherese, rumeno, turco.
Manca solo la scelta politica di volersi attivare per definire e portare avanti un progetto importante che abbia come obiettivo  la tutela dei cittadini, del patrimonio edilizio e del territorio sia dal punto di vista della gestione dei danni che degli investimenti per la prevenzione.
Il tempo è maturo per un indirizzo nazionale che apra a progetti regionali in cui pubblico e privato collaborino, riservando alla tutela pubblica la parte che eccede la capacità di copertura da parte del settore privato.
È un obiettivo ambizioso?
Proponiamo che la Lombardia faccia un test in questo ambito. Tre gli obiettivi strategici del test:
* La definizione di forme assicurative obbligatorie (anche solo per le nuove costruzioni e solo per le polizze legate ai mutui);
* la costituzione di un fondo (con parte delle tasse delle nuove polizze) per invertire il trend del degrado e avviare progetti di Prevenzione dei danni e di Protezione dei beni e delle persone. Esempio: il 50% delle scuole è senza criteri antisismici? Se ne valuti il rischio e si inizi da qui;
* la definizione di procedure di perizia dei danni (a L'Aquila hanno ridotto le richieste del 20%).
Chiediamo a Parlamento, Governo e Regioni : fate qualcosa, ma fatelo subito,  date ai cittadini un segnale, il silenzio su questo tema oggi è politicamente e moralmente colpevole!   

venerdì 21 giugno 2013

I punti prioritari per il network

Il contributo del settore assicurativo per la ripresa.

Il recente documento rivolto al Parlamento dall’Ania si pone con uno spirito nuovo e  apprezzabile inteso a creare le condizioni politiche per un rapporto proficuo fra aziende, sindacati , associazioni dei consumatori,  istituzioni parlamentari e governo con l’obiettivo, nel rispetto delle legittime diversità, di far convergere tutte le forze sui molti  punti di accordo possibili nell’interesse del Paese.
Con analogo spirito il network degli assicuratori democratici ha da tempo avviato una riflessione di cui riteniamo utile ricordare i punti salienti per un possibile programma di governo capace di coinvolgere un  settore che è, come recentemente ricordato anche dal Presidente Napolitano, elemento fondamentale per la gestione e l'espansione delle attività produttive offrendo, in un mercato unico europeo adeguatamente regolato, una ulteriore garanzia di stabilità e funzionalità per i settori economici e una accresciuta tutela per tutti i consumatori”. 
1.             RCA. trasformare questo servizio in bandiera d'innovazione e di affidabilità. Puntare alla semplicità, al servizio e al rispetto. Chi non può spendere deve trovare polizze a metà prezzo, come in Francia. Automatizzare la polizza e l'incasso e offrire servizi di info e assistenza nei rischi e nel sinistro. La Scatola nera non è che l'inizio. Sbaglia chi non vuole offrirla: è mezzo di tutela degli onesti (del Nord e del Sud); riduce le truffe e le lievitazioni di costi e tariffe. La concorrenza, che pone al centro il cliente e si fa scegliere da lui, trarrà vantaggio dal testo di base e dalla comparazione delle offerte. Il Governo può favorirla con una fiscalità di vantaggio. Come può favorire formule che penalizzano comportamenti di guida scorretti o inopportuni (specie in città), oltre la logica sbagliata del Bonus malus, che punisce nel momento della solidarietà (il danno) e non nel rischio (il comportamento).
L'obiettivo? Semplificare e spostare l'offerta su servizi di assistenza e gestione, per giungere all'equilibrio tra premio e apprezzamento. L'equilibrio di mercato che adesso non c'è.
Notiamo, in positivo, l'ottimo lavoro della Fondazione Ania per la sicurezza stradale. I morti sulla strada sono passati dai 7.000 del 2000 ai 3.800. Possiamo dire: si è fatta molta strada.

ORA NON SERVONO NUOVE LEGGI, MA L’ATTUAZIONE DI QUELLE GIA’ EMANATE.
IL SETTORE NON SIA OGGETTO DI INIZIATIVE DEMAGOGICHE GATTOPARDESCHE CHE RISCHIANO DI VANIFICARE IL BUON LAVORO FATTO NELLA PASSATA LEGISLATURA.

La riduzione delle tariffe RCA per portarle ad uno standard europeo è un obiettivo quasi raggiunto: manca solo il risultato!
Lo scoglio principale è stato superato: la politica ha fatto il suo dovere. Ora è importante capitalizzare gli sforzi e passare dalla teoria alla pratica, completando le norme attuative del decreto Cresci Italia 2012.
L’IVASS non deve farsi condizionare dalla resistenza al cambiamento di chi non ha interesse a cambiare lo “status quo” di un mercato scarsamente permeabile alle regole della concorrenza.
1.      La scatola nera controlla l’eventuale sinistro e non la libertà dell’individuo: i dati relativi a localizzazione e dinamica devono essere certi, completi e disponibili, altrimenti si vanifica il tutto. La scatola nera per un corretto utilizzo DEVE contenere un GPS, un accelerometro, un trasmettitore e NON DEVE essere la disinstallabile dall’assicurato.
2.      È auspicabile incentivarne l’installazione da parte delle case automobilistiche: il produttore della scatola nera deve poter essere diverso dal provider del servizio di gestione dei dati. La definizione di uno standard deve garantire la concorrenza tra produttori di scatole nere e tra provider.
3.      Il contratto di base deve essere disponibile con scatola nera e senza scatola nera: ogni compagnia dichiari il prezzo senza aumenti e senza sconti.
4.      Il preventivatore IVASS deve essere il riferimento unico per l’individuazione dell’offerta migliore (link riportato nelle Home Page dei siti internet di tutte le compagnie assicurative).
L’IVASS ha un ruolo e una responsabilità enorme sul futuro della RCA: dare ascolto alle sirene di chi ha interessi economici di parte significa ridurre o, addirittura vanificare, l’efficacia dell’iniziativa riformatrice.

Prossimamente: Catastrofi naturali, Previdenza, Imprese

martedì 14 maggio 2013

RCA: scatola nera e testo standard.


Bene semplificare, ma per aumentare la pluralità dell’offerta.

E’ in atto un forte pressing ad opera di una parte del mondo assicurativo, di alcune  imprese produttrici di scatole nere e di associazioni dei consumatori verso il governo Letta perché riconsideri alcune iniziative del precedente esecutivo in materia di offerta dell’assicurazione obbligatoria RCA.
Senza entrare nel dettaglio delle richieste di revisione, certamente legittime, ci sembra però doveroso richiamare l’attenzione dei nuovi governanti alla salvaguardia dello spirito dei decreti approvati l’anno scorso dal Parlamento.
In particolare ricordiamo che il fine ultimo di tali iniziative è quello di ridurre il costo della polizza RC Auto tramite, da un lato, il contrasto alle frodi e, dall’altra, una maggiore semplicità di comparazione delle offerte.
Tutto questo tramite, rispettivamente, l’utilizzo diffuso (mutualità) di una scatola nera sufficientemente evoluta (accelerometro e GPS) e la realizzazione di testo standard di condizioni per il comparatore presente sul sito del Ministero dello Sviluppo.
Il buon lavoro svolto finora dal Parlamento sulla materia complessiva comincia a dare i primi frutti in termini di riduzione dei costi sui bilanci delle famiglie, si parla già di un – 5% in pochi mesi e si ritiene che con le norme a regime si possa scendere almeno del 20%.
Ma per non arrestare questa inversione di tendenza è necessario mantenere fermo l’impianto della riforma.