giovedì 26 luglio 2012

Comunicato sul riordino della vigilanza di settore

Mantenere distinti gestione e indirizzi della vigilanza per garantire autonomia e autorevolezza

Il decreto di revisione della spesa pubblica in fase di approvazione al Senato contiene l’istituzione della nuova autorità di vigilanza che accorpa Isvap e Covip; si tratta  primo passo verso il riordino delle autorità di controllo sul settore assicurativo previdenziale, del risparmio e del credito, che dalla fine dello scorso decennio è stata da più parti auspicata.

Per quanto attiene il nostro settore si da finalmente concreto rimedio alla criticità del rapporto vigilanti e vigilati caratterizzato nell’ultimo decennio da prassi di contiguità e opacità, i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Il nuovo istituto che dovrà vigilare sul mercato delle polizze e dei fondi previdenziali  nell’interesse generale dei cittadini,deve essere impermeabile  ai conflitti di interesse e alle alterazioni di mercato. 

Auspichiamo pertanto che il parlamento approvi la nuova vigilanza mantenendo la netta separazione prevista dal provvedimento governativo fra la gestione amministrativa del nuovo istituto, affidata ad un comitato di tre componenti compreso il presidente, l’ attuale direttore generale di Banca d’Italia Saccomanni, e le funzioni istituzionali di indirizzo e controllo, demandate al Direttorio della stessa banca centrale.

Riteniamo infatti che questa impostazione dia la massima garanzia di trasparenza,correttezza e indipendenza. 

Milano, 25 luglio 2012
Network Lombardo Assicuratori Democratici

martedì 24 luglio 2012

Regolamento attuativo del decreto Liberalizzazioni, su trasparenza e concorrenza nella R.C.A. Le nostre proposte.

- Accelerare l’operatività per la Scatola nera,
- Semplificare l’attività per l’obbligo di informativa (tre preventivi).

Confermiamo il giudizio complessivamente positivo sul decreto Sviluppo dello scorso aprile, soprattutto in riferimento al tentativo di rianimare una concorrenza nel settore che è stata ridotta al lumicino dall’azione frenante congiuntamente sviluppata nell’ultimo decennio da Ania, Isvap  e Governi di centrodestra. In particolare, abbiamo accolto con favore:

       Le disposizioni per perseguire i comportamenti fraudolenti senza nuovi costi per la pubblica amministrazione e senza nuovi carrozzoni per gestire il contrasto alle frodi. Sono un colpo ben assestato all’artificioso incremento dei costi lamentato dalle imprese come motivo principale della mancata riduzione dei premi. Occorre vigilanza da parte del Governo perché le compagnie ottemperino alle disposizioni e si concretizzi l’atteso effetto sulle tariffe RCA.
       L’individuazione della Scatola nera (regolamentata nelle caratteristiche tecniche, gratuita e portabile), come la maggior innovazione del sistema. Con la Scatola nera  sarà possibile sviluppare progetti di vasta implicazione, dal servizio di assistenza nelle emergenze fino all’adozione di progetti intelligenti finalizzati alla riduzione della congestione del traffico automobilistico privato nei centri urbani. Sia respinta la pretesa dell’Ania di rimettere in discussione l’obbligo per tutte le imprese di offrire una polizza con questo strumento. Semmai sia capovolto il ragionamento, prevedendo maggiorazioni per chi non accede al  sistema della Scatola nera.

Ora, l’obbligo di confronto e informativa agli utenti su tre offerte RCA di compagnie appartenenti a diversi gruppi (art.34, comma 1), la cui regolamentazione è in fase di consultazione da parte dell’Isvap, è coerente con i principi di trasparenza, con il divieto all’obbligo di esclusiva tra Compagnia e Agenti, con la creazione di maggior concorrenza. Ma necessita  di una attuazione meno burocratica, più efficiente ed efficace.

Queste  le nostre indicazioni all’Isvap sul Regolamento 49 in pubblica consultazione:
1) Gestione cartacea. Va ridotto drasticamente questo aspetto. Pensiamo all’impatto sull’ambiente: 300 fogli per ogni polizza trattata, circa 1.800 pagine giornaliere per agenzia media! Una vera e propria esagerazione. Con l’aggravante che creerebbe l’effetto pratico opposto a quello dichiarato: maggior difficoltà di orientamento per il consumatore, costretto a districarsi fra montagne di carta. Ne sanno qualcosa le vittime dell’analogo modello adottato dal sistema bancario e finanziario per piazzare i titoli tossici al cliente consumatore. Per questo chiediamo si dia tempo almeno sei mesi per la semplificazione della documentazione e la sua gestione il più possibile affidata a sistemi informatici e telematici.
2) Uno standard di condizioni RCA di base o di riferimento, definito dall'Isvap. E' indispensabile. Preveda la Scatola nera e sia quotato dalle compagnie senza possibilità di deroghe. E' il presupposto della concorrenza e dei confronti. L’istituto di vigilanza sia garante che l'informazione all'utente sia certificata oggettivamente.
3) Collaborazione di A con A. L'affermazione del valore insito nella disposizione di legge (trasparenza e concorrenza) è possibile, ora, prendendo atto di come opera il mercato. L'80% degli Agenti (che investe per contattare l'utenza), quando si rende conto che la propria compagnia non ha la polizza giusta per il Cliente, si rivolge al collega di piazza che ce l'ha e con lui condivide il Cliente, la provvigione e la responsabilità di servizio. Questa collaborazione è legalizzata tra Agenti e Broker (A con B), tra Subagenti e più Agenti (E con A e B), ma non tra Agenti e Agenti (A con A). In attesa di rivedere l’intera materia che regolamenta l’intermediazione, la si legalizzi. Allora l'obbligo di confronto sarà praticabile, perché verrà recuperata la condizione delle disposizioni di legge in vigore che lo sostanzia: il divieto di anteporre il vincolo di esclusiva all'interesse del Cliente. Senza la libertà di collaborazione di A con A, la disposizione in questione risulta di complessa e costosa applicabilità.
4) Eliminare l’obbligo, non solo della triplice informazione RCA, ma anche della compilazione dei documenti di adeguatezza per gli utenti non “consumatori” (professionisti, enti e imprese), mantenendo una informativa standard sulla confrontabilità dell’offerta e sul Tuopreventivatore Isvap.
5) Prevedere la possibilità regolamentata per l’intermediario di essere remunerato dal cliente con parcella di consulenza, a partire in via sperimentale dal non consumatore, come proposto recentemente anche dall’Aiba.
Milano, 23 luglio 2012
per il Network Lombardo Assicuratori – Pd: il portavoce Francesco Bizzotto



UNIPOL - SAI AI BLOCCHI DI PARTENZA

Una opportunità di rilancio per l’industria assicurativa nazionale,
una occasione per ridare fiducia agli investitori.

Il perfezionamento dell’ acquisizione da parte di Unipol del controllo proprietario del
gruppo Fonsai Milano giunge in porto dopo lunghi mesi di stallo e di trattative estenuanti

Con il nuovo gruppo si realizzano finalmente  le precondizioni per poter tornare ad occuparsi dell’attività assicurativa: il primo gruppo nazionale nei rami danni, con il 30% di quota di mercato nell’assicurazione auto, 14.000.000 di clienti assicurati, 11.000 dipendenti, 3.600 agenzie con almeno 10.000 fra agenti e loro collaboratori dipendenti.

E’ auspicabile che il peso dominante sul mercato auto venga impiegato per alimentare finalmente una vera concorrenza in un settore che è stato sinora chiuso ad ogni cambiamento e che con tariffe doppie rispetto alla media europea grava in maniera insopportabile su molte famiglie.

L’ obiettivo dichiarato nella presentazione del piano industriale di diventare “leader italiano nei danni retail per qualità e innovazione” è la condizione per rilanciare l’attività industriale, per valorizzare il patrimonio economico e umano comune alle due imprese, per riprendere la vocazione assicurativa al servizio del Paese.


Queste ambiziose e auspicate premesse potranno concretizzarsi positivamente a condizione che si apra un nuovo scenario sul versante della proprietà che, attuando  le indicazioni dell’Antitrust,  liberi le imprese dalla zavorra di intrecci societari innaturali con la galassia del sistema di potere Mediobanca e valorizzi , contrariamente a quanto fatto finora, il ruolo di tutte le parti interessate, a partire dai piccoli azionisti, e governo, organi di Vigilanza e sindacati non siano  meri spettatori, ma  parti attive nella tutela degli interessi generali.

In questo modo si potranno realizzare le auspicate sinergie, salvaguardare i livelli occupazionali e le professionalità di dipendenti e agenti, oltre a creare remunerazione per gli investitori, e si creeranno le condizioni per una ripresa dello sviluppo utile e duratura.  

Network Assicuratori Democratici Lombardia

giovedì 19 luglio 2012

ESERCIZIO DELLA GIUSTIZIA. MEDIAZIONE, LUCI E OMBRE

Da pochi giorni è diventato obbligatorio, anche per le controversie in materia di condominio e risarcimento del danno derivante dalla circolazione di veicoli e natanti, l’istituto della mediazione. La normativa è stata istituita per legge, per dirimere liti senza ricorrere alla giustizia ordinaria, per evitare i costi sempre più ingenti dei processi. Non si tratta di un giudice o di un arbitro, ma di un professionista, appositamente formato, a cui viene affidato l’incarico di trovare, in un tempo massimo di quattro mesi, una soluzione condivisa dai soggetti in causa.
Questa riforma, epocale sotto molti aspetti, obbliga le parti che stanno per dare avvio a una lite, a esperire il tentativo di conciliazione prima di introdurre il giudizio. L’obiettivo del nuovo ordinamento, emanato su sollecitazione dell’Unione Europea, è volto a favorire l’introduzione nei sistemi giudiziari degli stati membri, di strumenti di risoluzione delle controversie alternativi alla giustizia ordinaria. Gli ambiti di applicazione sono molteplici, dalle successioni ereditarie, ai patti di famigli, agli affitti, per arrivare ai risarcimenti danni. Il procedimento si svolge presso gli “organismi di mediazione”, enti pubblici o privati, iscritti nel registro tenuto presso il Ministero della Giustizia, che erogano il servizio di mediazione nel rispetto della legge, del regolamento ministeriale e del regolamento interno di cui sono dotati, approvati dal Ministero. Cosa importante: le parti devono anticipare le spese di avvio del procedimento e pagare le spese di mediazione.
Sono comunque già emerse alcune criticità di fondo che hanno reso complicato e controverso il cammino della riforma. Alcune si riferiscono alla coerenza dell’intero impianto con il nostro sistema giurisdizionale e, più in generale, con la tutela dei diritti fondamentali degli individui garantiti dalla Costituzione. Tant’è vero che alcune anomalie sono state ritenute fondate da Tar e tribunali, e che c’è un giudizio pendente presso la Corte Costituzionale. Le eccezioni principali rimarcano l’insostenibilità di una procedura che è obbligatoria, e non solo alternativa alla giustizia ordinaria, svolta da mediatori che possono essere sprovvisti di competenze tecniche e giuridiche, ed estesa anche a materie complesse.
Tutti i giorni si sentono e si leggono pubblicità, che vendono corsi per diventare mediatori. In questo momento di crisi è un’opportunità più che legittima da ricercare, ma un minimo di controllo da parte delle istituzioni sarebbe auspicabile. Molto preoccupante è l’aspetto che riguarda le spese, che possono raggiungere importi molto alti. Non è da escludere che nei casi più gravi, quelli caratterizzati da costi di lite molto rilevanti, l’accesso alla giustizia possa risultare complicato per non dire impedito a quanti non abbiano la possibilità di anticipare le spese dovute per la mediazione. C’è il pericolo di trasferire sulle parti più deboli l’onere più gravoso della riforma, di fatto rendendo più difficile, anche sotto l’aspetto meramente economico, il poter esercitare i diritti.
È vero che di questo si occuperà presto la Corte Costituzionale, che potrebbe favorire alcuni correttivi tecnici. D’altra parte l’obiettivo del legislatore è pienamente condivisibile. In Italia pendono oltre cinque milioni di cause civili e per arrivare a sentenza di primo grado occorrono mediamente cinque anni. La classifica della Banca Mondiale per la durata dei processi pone il nostro paese al 156° posto su 181 paesi; ci seguono solo Afghanistan, Suriname, Gibuti e Bangladesh.
Per questa ragione l’Italia è sanzionata quasi quotidianamente dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo: i processi hanno una durata irragionevole e procurano, per questo, un danno ai cittadini che frequentemente ottengono giustizia quando spesso non serve più, o addirittura non sono più in vita. Anche i consumatori hanno manifestato perplessità, sostenendo che si tratta di una “soluzione palliativa”. C’è il rischio che, come è successo per le liberalizzazioni, sia un modo per cambiare apparentemente tutto, lasciando però le parti deboli della società sempre più in difficoltà.
La conciliazione, se correttamente intesa, diventa una componente dei processi di miglioramento del welfare e del vivere civile in genere. È su questo aspetto che sarà importante il controllo dell’istituzione anche locale.
Massimo Cingolani
(articolo da ArcipelagoMilano.org n.27/ IV)